MANUELA DI SILVESTRE

Nome della scuola: 
Istituto Comprensivo "Ovidio"
Città: 
Roma
Regione: 
Lazio
Disciplina/e Insegnata: 
italiano, storia, geografia, inglese, motoria, musica e arte.
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: : 
Sono nata in una famiglia di insegnanti e “ho respirato” la scuola fin da quando ero piccina. Il mio gioco preferito era “fare scuola”, che all’epoca per me significava solo interrogare o segnare votacci sopra degli immaginari compiti in classe. Armata di un rudimentale registro, importunavo i miei genitori mentre erano seduti a tavola a mangiare, ma solo mia nonna aveva la pazienza di assecondare quella docente improvvisata. È trascorso molto tempo da quell’immagine tenera e buffa della mia infanzia! Mi sento sempre “improvvisata” perché la formazione dell’insegnante è sempre in divenire e non si conclude mai, ma dopo tanti anni spesi a fare scuola sul campo, adesso so che non significa più interrogare e assegnare voti. Conseguito il diploma magistrale, mi sono iscritta alla Facoltà di Scienze della Comunicazione; quando è uscito il concorso per l’insegnamento alla scuola primaria non ho resistito alla tentazione di poter far diventare reale il gioco preferito della mia infanzia. In effetti, un anno dopo, sono arrivate le prime supplenze in tante scuole di Roma, dal centro alla periferia; nello stesso tempo ho continuato a studiare e mi sono laureata nel 2003. Dopo le supplenze saltuarie, sono arrivati gli incarichi annuali, uno sul sostegno e due sulla lingua inglese. Nel 2006 ho ottenuto il ruolo sul posto comune, in concomitanza con importanti innovazioni legislative nella scuola, che avevano gradualmente condotto a masticare termini come progettazione e curricolo. Accanto alla mia attività didattica con i bambini, ho iniziato quindi a collaborare nelle commissioni di Ricerca/Azione fino a diventare Funzione Strumentale per l’Offerta Formativa, mettendo al servizio della scuola il desiderio di creare modelli di progettazione e di valutazione il più possibile utili e concreti. Ho sempre condiviso l’idea di una scuola progetto anziché “contenitore di progetti” e di una progettazione disciplinare collegata trasversalmente all’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, che oggi si chiama nuovamente Educazione Civica. Lo spirito di servizio ha sempre caratterizzato e caratterizza ancora il mio lavoro nella scuola: non amo far attendere alunni e colleghi, ma mi impegno sempre a trovare in breve tempo una risposta alle loro domande e richieste. Il lavoro nella scuola è efficace quanto più funzionano le relazioni al suo interno e quotidianamente mi impegno a contribuire in tal senso; tuttavia, la relazione con gli alunni è quella che per me ha la priorità su tutto perché mi affido a loro per ottenere una conferma della validità del mio operato.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti:: 
Nella mia classe quinta, già prima dell’inizio della pandemia, avevo attivato un canale drive come repository per consentire ai miei alunni di trovare i contenuti delle lezioni presentati in aula e come supporto per gli alunni assenti. Non gradivo infatti i compiti inviati via chat dai genitori, attraverso foto scattate dai quaderni; ogni volta che assegnavo dei compiti per casa, mi preoccupavo di far sì che gli alunni ricordassero le esperienze di apprendimento fatte in classe. Sentivo quindi l’esigenza di stabilire una connessione sempre aperta tra casa e scuola. La DAD, iniziata il 5 marzo 2020, mi ha chiaramente stimolata a capire come creare e come mantenere sempre aperta questa connessione. Non potevo ancora definirmi una docente digitale, ma la voglia di parlare di nuovo agli alunni, anche da casa, mi ha spinto ad imparare subito a registrare il volto e la voce con un semplice Power point; poi ho scoperto altri programmi come Screencast-o-matic o Apowersoft. Una risorsa utile sono stati i tutorial dei colleghi su Youtube; ogniqualvolta avevo una necessità, cliccavo e imparavo ad usare un tool o un’applicazione e il giorno dopo sperimentavo subito con gli alunni. Grazie all’attivazione di Classroom e all’avvio di una vera e propria classe virtuale con tutti i suoi strumenti (Jamboard, Moduli, Fogli), io ero sempre connessa con i miei ragazzi. Ricordo quelle lunghe giornate di marzo, aprile, maggio trascorse davanti al computer, alle prese con la preparazione di attività sincrone e asincrone. Mi ritornano in mente le notifiche sonore del mio dispositivo che segnalavano i post degli alunni mattinieri, quelli che aprivano subito i link; potevano subito segnalarti se qualcosa non era a posto (“maestra il video non si apre”…), ma c’erano anche gli studenti più ritardatari, quelli che inviavano i compiti la sera. Pertanto, ho cercato di ridurre questo divario, motivando i bambini a rispettare degli orari, facendo capire loro che la scuola non iniziava con il collegamento su Google Meet alle 11.00, ma con il primo caricamento della mattina. In effetti avevano ricevuto un orario DAD suddiviso in colori per comprendere la differenza tra lezioni sincrone e asincrone; queste ultime consistevano in caricamenti di videolezioni, esercitazioni, test. Presa dimestichezza con la registrazione delle lezioni, con i collegamenti e con la creazione di contenuti digitali grazie alle innumerevoli applicazioni presenti nel web, mancava ancora qualcosa: era difficile seguire gli alunni più in difficoltà; costoro spesso consegnavano compiti sbagliati e non era immediato “raggiungerli” per farli correggere. Così sono nati i collegamenti pomeridiani a piccoli gruppi, per consentire di rivedere i compiti insieme e per svolgere direttamente degli esercizi, servendosi della condivisione dello schermo. I compiti assegnati, nel frattempo, cominciavano ad essere posti sotto forma di file condivisi dove ciascuno poteva inserire il proprio contributo oppure si concretizzavano in sfide a tempo (giochini, domande); insomma la DAD stava gradualmente modificando la mia pratica didattica. La lezione cosiddetta frontale la riversavo più nelle video-lezioni asincrone e impiegavo il sincrono per interagire con i ragazzi, per farli parlare tra di loro. Notavo infatti che i tempi di attenzione erano brevi e quindi era necessario variare gli stimoli e suddividere la video lezione sincrona in tanti segmenti. La scuola della DAD non aveva comunque orari: le richieste arrivavano continuamente e io ho sempre risposto, a qualsiasi ora. Era un momento di emergenza, negli ospedali il personale sanitario rischiava ogni giorno il contagio…non mi sembrava opportuno negare risposte immediate rivendicando un diritto alla disconnessione che in quel preciso momento non aveva senso, dal momento che eravamo già tutti forzatamente disconnessi a causa delle rigide regole del lock down. Quando ho appreso che le scuole non sarebbero state più riaperte prima della chiusura dell’anno scolastico, ho proposto dei collegamenti aggiuntivi non finalizzati alla didattica, ma allo scambio di idee per parlare della fine dell’anno che, per una quinta, coincide sempre in momenti emozionanti di saluto. Il cuore della VB si è messo all’opera: ho chiesto ai ragazzi di registrare due brevi video, uno con la descrizione di sé e un altro con la condivisione dei propri sogni. Attraverso le immagini degli anni passati, è venuto fuori un filmato molto toccante, condiviso insieme alle famiglie, naturalmente a distanza. Con la VB ho concluso anche la mia esperienza all’I.C. “A. Rosmini” per continuare all’I.C. “Ovidio” dove all’inizio dell’a.s. 2020-21 il “saggio destino” mi ha fatto ricominciare con una prima elementare. È stato un anno altrettanto faticoso, caratterizzato dai gruppi eccedenti settimanali e quindi dall’impossibilità di poter lavorare in presenza con la classe al completo. Ma il digitale è arrivato in aiuto! Ho costituito la 1A virtuale con la piattaforma WeSchool e ciò ha consentito di tenere memoria delle lezioni, facendo sì che la classe si ritrovasse sempre al completo nella consultazione della “board” giornaliera e nello svolgimento di giochi didattici interattivi. L’esperienza della DAD dello scorso anno aveva fatto emergere dentro di me il desiderio di approfondire le metodologie digitali e quindi, nel corso di quest’anno scolastico, ho seguito diversi corsi per approfondire le conoscenze sull’impiego di diverse applicazioni digitali, oltre che a comprendere più da vicino i metodi, gli strumenti e le strategie della Didattica Digitale Integrata. Nel breve periodo di lockdown del mese di marzo del corrente anno scolastico, ricordo con tenerezza “l’appello – lettura”: ciascun bambino leggeva una parola o una frase dopo che compariva il suo nome sullo schermo. In quel breve periodo i miei piccoli alunni hanno sperimentato la consegna digitale del compito e la correzione/restituzione con la faccina sorridente. La gioia trasmessa da “è bellissimoooooo!!!!!” come commento a un giochino didattico pubblicato sulla board non ha prezzo ed è la spinta che mi spinge a continuare a percorrere questa pista di lavoro.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro: 
La scuola del futuro deve essere situata in uno spazio dinamico, sia fisico che virtuale. L’emergenza da Covid 19 ci ha fatto comprendere che le scuole sono “ospedali di formazione” e non possono più correre il rischio di sottrarre la “salute formativa” agli studenti, nemmeno per un giorno. Nessuno ci assicura che emergenze come quella vissuta non possano verificarsi nuovamente, per non parlare del fatto che non si è ancora conclusa quella in atto. La strumentazione digitale deve essere il canale privilegiato di collegamento tra lo spazio fisico e virtuale di una classe, in maniera tale che il materiale di apprendimento sia sempre in condivisione tra docenti e alunni. Il materiale di apprendimento non consiste solo in spiegazioni, esercizi, pagine da ripetere, ma in emozioni, dubbi, domande, considerazioni che devono proseguire a scorrere nello spazio virtuale, così come nello spazio fisico della scuola. Per tale motivo occorre in primo luogo prestare attenzione alle dinamiche relazionali all’interno della classe; creato il legame, nessun lock down può spezzarlo, a patto di avere sempre a disposizione la tecnologia, anche in presenza. Nella mia scuola del futuro, pur salvaguardando la libertà didattica di ciascun docente, si deve comunque parlare una stessa lingua per comprendere che non ha più senso proporre la distinzione tra bravi e non bravi, che non è più indispensabile collocare gli alunni nelle fasce di livello, che l’aspetto prioritario non è diagnosticare BES e DSA già dalla prima elementare, ma educare e recuperare, adattando il proprio insegnamento allo stile di apprendimento di ciascun alunno. La scuola dei miei sogni attribuisce un peso importante alla dimensione comunitaria, all’educazione emotiva, alla valutazione del possesso di abilità sociali, come l’empatia, la generosità, la collaborazione nel gruppo… perché è solo grazie a un contesto emotivo positivo che gli alunni mantengono alti l’autostima e il senso di autoefficacia, indispensabili per garantire il loro successo formativo.