Gabriella Cecchetti

Nome della scuola: 
Istituto Statale Lucio Lombardo Radice
Città: 
Roma
Regione: 
Lazio
Disciplina/e Insegnata: 
Informatica
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: : 
Dopo aver conseguito la laurea in Matematica, una scelta dettata dalla ferrea volontà di voler diventare una insegnante, la mia prima esperienza lavorativa nasce nel 1982 con una supplenza d'informatica. Infatti, nelle scuole secondarie di secondo grado, da pochi anni era stato inserito, negli istituti tecnici, l'insegnamento curricolare dell'informatica, e nel 1984, dopo aver superato il concorso a cattedra per questa disciplina, sono diventata una docente dell' Istituto L. Lombardo Radice, situato nel VII municipio di Roma e importante punto di riferimento per un vasto territorio. Sempre attento ai veloci mutamenti del mercato del lavoro ed alle esigenze culturali dei giovani, ha diversificato nel corso degli anni la propria offerta didattica con opportunità formative come scambi e stage, partenariati, esperienze di scuola-lavoro in Enti, Imprese, associazioni professionali che coniugano il sapere con il saper fare. L'istituto ha realizzato molti progetti per il territorio e ha partecipato a bandi PON, in cui sono stata a volte referente, sono componente del team del PNSD. La mia esperienza lavorativa, fino ad oggi, l'ho vissuta come una vera sfida a sperimentare nuove tecnologie didattiche, ma anche, ad esercitare un insegnamento dinamico e interattivo con gli studenti, e per quanto possibile, a favorire lo scambio di apprendimenti. Sperimentare nuove tecnologie didattiche, mi ha permesso di stimolare la mia creatività e ha indotto in me la volontà di seguire numerosi corsi di formazione innovativi. Lo scopo del mio insegnamento è sempre stato quello di stimolare e guidare gli studenti alla scoperta consapevole delle loro conoscenze e competenze.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti:: 
L’attività della didattica a distanza ha comportato la stesura di un percorso progettuale più strutturato, suddividendo le proposte didattiche in piccoli nuclei autonomi e con tempi più ridotti, ma ripetuti nel tempo per permettere, soprattutto agli alunni del biennio del nostro Istituto, che ancora non si sono integrati e non hanno avuto tempo per interagire in presenza. Le unità di apprendimento, suddivise in poche unità orarie hanno unito acquisizione di competenze digitali e di sviluppo del pensiero computazionale come abilità culturali fondamentali e come elementi chiave per la competitività di ogni cittadino. Attraverso la didattica LEARNING BY DOING e il FUMETTO per sviluppare competenze trasversali quali sviluppo di senso critico, problem-solving, coding, lavoro di gruppo e abilità interpersonali e comunicative, e con la finalità di promuovere anche attività laboratoriali a distanza tramite l’accesso a stanze virtuali, appositamente create per piccoli gruppi di studenti. Gli studenti sono infatti chiamati a confrontarsi e a cooperare sulle tematiche proposte, per renderli protagonisti e costruttori delle loro competenze. Principalmente ho cercato di essere un facilitatore, ma attenta osservatrice delle loro dinamiche comunicative e delle loro difficoltà, senza essere una presenza oppressiva, e per promuovere online l’interazione tra pari. Non è stato facile, ma la soddisfazione più grande è stata quella di avere quasi sempre, la presenza online dell’intera classe. Inoltre, dopo un mese di DAD, ho apprezzato il senso di responsabilità degli studenti, che con mail o attraverso messaggi in classroom mi avvisavano delle loro difficoltà e delle loro eventuali assenze, rispettando le regole che avevo dichiarato subito: rispetto della netiquette sul web, scrittura di e-mail, con oggetto (cognome, nome, classe, sez dello studente; breve testo della mail con i saluti, invio di allegati con cognome, classe, sezione, data, e riferimento (una parola/ sigla) al contenuto del file inviato. I primi tempi sono stati un po’ problematici, ma poi la mia perseveranza nel ripetere le regole di buona comunicazione e documentazione, ha reso gli studenti più autonomi. Comunque l’attività è stata molto impegnativa e a volte anche faticosa, perché osservare, appuntare e rispondere ad ogni richiesta “sensata”, mi ha costretto a dedicare tanto tempo alla scuola. Infine, gli studenti si sono abituati anche alle valutazioni di tipo osservativo, oltre che alle correzioni di verifiche a distanza, che sempre ho discusso con loro, per raggiungere un certo senso di consapevolezza delle loro performance. Ho dedicato anche un pò di tempo a raccogliere il loro vissuto quotidiano, allo scopo di tranquillizzarli e di comunicare con loro la situazione pandemica che stiamo vivendo ed essere attenta a recepire le loro fragilità. Infine, per documentare un'attività svolta in DAD, insieme alla mia collega di matematica Gianfranca Tangianu, allego la relazione di una unità di apprendimento della classe IC, che abbiamo sviluppato insieme. Nella relazione sono indicati i link dei lavori prodotti dagli studenti.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro: 
Vorrei una scuola al centro della collettività, una comunità educante, nel rispetto dell’ambiente, delle persone e delle diversità, che ci accompagna ad una educazione permanente, per tutta la vita. Una scuola dinamica, che si adatta alle nuove regole del mondo in continua evoluzione e che riconosce e accoglie i bisogni degli studenti perché sono parte integrante della nostra vita e rappresentano il futuro della nostra società. Deve essere una scuola aperta anche agli adulti, perché anche il mondo del lavoro è in continua evoluzione. Fatta questa premessa, ritengo che la scuola dovrebbe offrire tante altre opportunità, non solo quelle di apprendimento delle conoscenze, ma debba garantire la possibilità di far svolgere agli studenti, attività sociali, culturali, professionali, soprattutto per scoprire le loro inclinazioni e per facilitarli nelle loro scelte, per il loro inserimento nella collettività, accompagnandoli per tutta la vita ad acquisire le loro competenze utili ad integrarli nella vita autentica. Tutti gli studenti, dovrebbero fare brevi esperienze di volontariato, partecipare ad esperienze di protezione civile, cioè fare scuola fuori la scuola. Le istituzioni scolastiche hanno il compito d’integrare l’insegnamento delle discipline classiche con le STEAM, attraverso l’interdisciplinarità. Ormai non si può prescindere dalle competenze digitali: gli studenti devono essere fortemente equipaggiati a diventare cittadini digitali con la consapevolezza che il pensiero computazionale rappresenta sempre di più una parte rilevante del mondo che li circonda. Tante proposte che ho citato sono presenti nelle scuole, ma sono disaggregate e manca la volontà, tra le componenti, di lavorare in team, di condividere esperienze, in altre parole manca l’unitarietà del sapere e l’interazione a tutti i livelli, che non può più essere limitata dalle discipline.