De Mauro agli studenti

Gli orali della maturità filarono via col vento in poppa. [...] Per ultima mi toccò l’interrogazione di latino e greco con il professor Marchi. L’esame fu minuzioso e lungo. Alla fine Marchi mi chiese che cosa avevo in mente di fare poi. Gli dissi che, in un modo o nell’altro, volevo insegnare nelle scuole, fare il professore. Avevo in mente il modello di Mario Themelly e dei miei recenti professori di liceo. Ma mi ricordavo anche la suorina di prima elementare, suor Rosa, e la professoressa Urban e Nuccia Musatti. Mi pareva il mestiere più bello del mondo.

 

Siamo alla cerimonia di premiazione della nona edizione del Global Junior Challenge, dal 2017 dedicata al linguista Tullio De Mauro (Torre Annunziata, 1932 - Roma, 2017). La moglie, la professoressa Silvana Ferreri, ordinaria di Didattica delle lingue moderne all'Università degli studi della Tuscia di Viterbo, è stata coinvolta nella consegna dei premi e ha accettato di ricordare il pensiero di Tullio De Mauro sulla scuola sottolineando le sue priorità: gli studenti, che difendeva sempre, anche quando la stampa, interpretando in maniera acritica le indagini, sosteneva che fossero capre, più ignoranti degli studenti di una volta, gli adulti di oggi. E gli insegnanti, a partire dalle maestre, le eccellenze della scuola italiana.  

 

Poi ha scelto di leggere due brani tratti dal libro "Parole di giorni un po' meno lontani" (Il Mulino, Bologna 2012), uno dedicato agli studenti (BOÁΩ, pagine 138-141) e l'altro ai docenti (La Normale, pagine 240-244).

 

Poi la conclusione: "Tullio è questo: studio, rigore, ma anche attenzione agli affetti, alle persone che ha accanto. E questo vi consegno come ricordo".

 

La sua lettura-testimonianza nell'aula Giulio Cesare è stata seguita da un caldo applauso.