Lucia Di Paola

Descrizione della propria visione di scuola innovativa ed inclusiva: 
Condizione indispensabile per una scuola innovativa ed inclusiva è rappresentata dagli spazi fisici a supporto della didattica: l’aula, lo spazio di gruppo, lo spazio laboratoriale, lo spazio individuale e lo spazio informale e di relax. Bisogna però evidenziare che non bastano nuovi arredi o una diversa disposizione dei banchi per trasformare la didattica così come non è sufficiente inserire tecnologie e strumenti in un’aula per accrescere le competenze degli studenti: l’innovazione non può essere meramente tecnologica o una superficiale operazione di restyling ma deve essere in primis di carattere metodologico per una didattica che persegua anche altri obiettivi formativi, non ultimo il benessere emotivo delle alunne e degli alunni. Non solo quindi uno spazio fisico ma uno spazio di relazioni in cui possano contestualmente emergere i talenti individuali e vengano promosse le caratteristiche di resilienza, creatività, imprenditorialità senza tralasciare l’importanza fondamentale delle emozioni. L’allestimento di un ambiente per l’apprendimento richiede quindi la cura delle principali dimensioni che lo caratterizzano: a) la dimensione materiale e organizzativa, riguardante la gestione degli spazi, delle attrezzature e dei tempi; b) la dimensione didattica, inerente le metodologie didattiche innovative; c) la dimensione relazionale intesa come attenzione al clima di apprendimento positivo e alla trasmissione delle regole di comportamento condivise. Alcune di queste dimensioni rientrano nella sfera più propriamente didattico/pedagogica e quindi di competenza dei docenti e della comunità educante. I progettisti possono invece intervenire solamente sullo spazio fisico che rappresenta quindi solo una delle componenti di un ambiente di apprendimento. E' necessario un percorso di progettazione partecipata che preveda incontri tra progettisti, docenti e alunni.
Descrizione dei traguardi ad oggi raggiunti con la tua comunità educante: 
La progettazione condivisa tra progettisti e comunità educante può sicuramente permettere di sfruttare al meglio le opportunità offerte da un intervento parziale, contribuendo in modo efficace a tradurre architettonicamente quanto necessario a supporto dei bisogni didattico-educativi. Nel caso poi di nuove progettazioni, chiaramente i massimi benefici si possono raggiungere con una progettazione partecipata allargata anche alle famiglie e alla comunità tutta. Dato che l’innovazione consiste anche nell’apertura al territorio, è infatti quanto mai opportuno considerare che le nuove scuole devono essere progettate in modo da favorire relazioni produttive con le comunità locali. Inoltre la nostra scuola fa parte del progetto Green School che non è l'ennesimo percorso di educazione ambientale! Green School permette di valorizzare tutte le iniziative e progetti in ambito ambientale che la scuola realizza anche con altri operatori del territorio! Il progetto Green School supporta, certifica e promuove le scuole che, grazie all'impegno concreto nel ridurre l'impronta ecologica del plesso scolastico, alla loro capacità di studiare e promuovere comportamenti sostenibili, nonché alla loro propensione all'innovazione didattica e alla collaborazione con il territorio si distinguono nel corso dell'anno scolastico come esempio di scuola orientata alla sostenibilità. Il progetto Green School consente di valorizzare e mettere in rete le esperienze. Le scuole partecipanti possono richiedere la certificazione Green School attraverso esperienze di qualunque tipo e tematica ambientale, purché dimostrino che durante l'anno scolastico vi sia stata un'attività di educazione allo sviluppo sostenibile basata su: approccio didattico interdisciplinare coinvolgimento attivo della popolazione scolastica (studenti, insegnanti, personale ATA) azioni concrete di riduzione dell'impronta carbonica divulgazione verso le famiglie e il territorio creatività e innovazione Le tematiche su cui le scuole possono impostare la loro attività Green School sono molteplici. Non ci sono vincoli di scelta, di seguito si elencano solo alcune tematiche sui cui agire: energia e cambiamenti climatici (riduzione dei consumi ed energie rinnovabili) rifiuti (riduzione e riuso, raccolta differenziata, abbandono rifiuti) mobilità (riduzione uso auto, incremento uso trasporti meno impattanti) biodiversità e rete ecologica (monitoraggio aree naturali, misure per incrementare la biodiversità locale, ecc.) spreco alimentare (riduzione degli sprechi alimentare nelle mense, ecc.) acqua (riduzione dei consumi idrici, ecc.)
Descrizione di come è stata gestita l’emergenza sanitaria nelle propria scuola/scuole: 
A seguito della chiusura degli istituti scolastici, stabilita dal dpcm del 4 marzo 2020, si è fatto avanti naturalmente il passaggio dalla modalità di insegnamento tradizionale alla didattica a distanza, considerando la necessità di contenere la diffusione del coronavirus. Si è tentato di integrare virtuosamente le nuove metodologie. Per i professori vi è stato lo sforzo necessario alla preparazione del materiale didattico digitale rappresentando un'attività sicuramente più onerosa di quella tradizionale. La DAD ci ha consentito di mantenere un legame, un contatto quotidiano con alunni e alunne durante il lockdown. La didattica a distanza non ha negato il diritto allo studio garantito dagli artt. 33 e 34 della nostra Costituzione. Ci siamo immediatamente muniti di tablet e PC o di connessione, gli alunni, anche non tutti, sono riusciti a gestire in autonomia gli strumenti ed i programmi. Abbiamo garantito una presenza costante, seppur a distanza ai soggetti fragili, quelli con legge 104 o con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento), che spesso non riescono a seguire le lezioni se non assistiti in presenza e da persone competenti. A tutto ciò va aggiunto che nonostante il rischio di una grave violazione della privacy, visto che con la DAD si entra in casa dei nostri studenti, acquisendo dati sensibili che sono a disposizione dei privati proprietari delle piattaforme tecnologiche su cui abbiamo lavorato, la sfida è stata vinta perchè sono stati gli stessi alunni a garantire e, quindi, capire, quale fosse il rispetto totale della privacy. Inoltre la DAD rischia di essere gravemente lesiva della libertà di insegnamento. Infatti non solo le videolezioni potrebbero trasformarsi in un facile strumento di controllo della didattica di ciascun docente, ma si è già profilata all’orizzonte la volontà da parte del ministero di fornire test Invalsi destinati a verificare le lacune ed i livelli di preparazione raggiunti dagli alunni/e, nonché “contenuti standardizzati” che gli insegnanti dovrebbero/potrebbero usare per fare lezione. Si faciliterebbe così ulteriormente una possibile sostituzione della didattica in presenza con quella da remoto, facilmente adattabile a obiettivi governativi ed al pensiero unico. Il processo di valutazione si trasforma nella DAD in un processo meramente burocratico, che non tiene in nessun conto l’analisi di un intero processo di formazione, crescita e sviluppo armonico della persona umana, obiettivo della scuola disegnata dalla Costituzione. La scuola deve formare alla vita, alla cittadinanza attiva e consapevole, deve valorizzare le peculiarità di ciascuna/o, non deve semplicemente trasmettere saperi preconfezionati e abilità da “spendere” nel mondo del lavoro, ponendosi di fatto al servizio delle imprese e dell’economia, in una visione distorta del principio di ‘autonomia’.
Descrivere la sfida più grande per il futuro della tua scuola: 
Da un lato, misure non estemporanee capaci di portare a sistema gli interventi di innovazione tecnologico-educativa della scuola, e dall’altro politiche e pratiche educative che tengano conto dei risultati della ricerca nel settore, con particolare riferimento agli studi sull’efficacia didattica delle ICT in educazione. Più specificamente, una “educazione digitale” non può oggi prescindere da: - un miglioramento delle infrastrutture (cablaggio, connessioni e dispositivi) per garantire a tutti gli istituti scolastici un adeguato accesso tecnologico, superando l’attuale divario digitale che ancora penalizza una parte delle scuole del nostro Paese; - una maggiore attenzione alla formazione tecnologica degli insegnanti intesa nel duplice senso di formazione della competenza digitale e formazione all’impiego didattico delle tecnologie, valorizzando il ruolo stesso di Internet come ambiente capace di accogliere comunità professionali (si pensi ai social network) e come punto di accesso a risorse didattiche, ad es. OER, e a data base scientifici specializzati, ad es. ERIC; - un maggiore impegno nel sostenere lo sviluppo e la circolazione di buone pratiche attraverso adeguati sistemi di documentazione e disseminazione delle esperienze didattiche nell’ottica di favorire la nascita di comunità di pratica in grado di autosostenersi; - un impiego delle ICT nella didattica consapevolmente legato all’idea di tecnologie come amplificatori cognitivi: sul piano pedagogico-didattico, è importante sottolineare come una “educazione digitale” non consista in un uso indiscriminato delle ICT, ma richieda di valutare situazione per situazione quando e come le tecnologie possano effettivamente apportare un valore aggiunto sulla base della migliore evidenza disponibile nella ricerca; - la definizione di un curriculo di competenza digitale per la scuola dell’obbligo, che risponda alle istanze evidenziate dalle direttive europee e si basi su un modello di competenza digitale pedagogicamente significativo.
Nome della scuola: 
IPSIA DON ENRICO POCOGNONI
Regione: 
MARCHE
Città: 
MATELICA (MC)