Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti::
L'emergenza covid ci ha fatti trovare tutti impreparati, inutile dire il contrario. Vivevamo, noi docenti, al sicuro in una confort zone dove era difficile scalfire usi e costumi consolidati nel tempo. Diciamo che in moltissimi casi ci siamo trovati impreparati non solo tecnologicamente, ma soprattutto metodologicamente. Del resto inutile negare che laddove la famigerata DaD ha significato trasporre la lezione frontale con tecnologie digitali, i danni, non solo culturali, ma anche emotivi sono stati enormi.
I ragazzi, la mia è la fascia che ritengo più esposta alla fragilità emotiva del periodo, io insegno in una Scuola Secondaria di I grado, si sono trovati proiettati in una tragedia talmente vasta, la cui comprensione sfuggiva anche alla maggior parte di noi adulti. I loro punti di forza, la socialità, la compagnia, le mattinate noiose (lo dico con affetto) tra i banchi, le passeggiate, lo sport, all'improvviso gli è stato negato, ed è tutto stato sostituito da una clausura forzata non voluta da loro.
Ecco perchè mi sono convinto fin da subito del loro bisogno di compagnia, della necessità di ricreare comunità, di provare a non perdere quell'idea di gruppo e di società che negli anni precedenti avevo provato a costruire nelle mie classi.
Il primo anno, il primo tragico lockdown, come se non bastasse già la tragicità della situazione, è stato difficile da superare. La scuola non era attrezzata per videolezioni sincrone e si interagiva con i ragazzi soltanto tramite il registro elettronico assegnando compiti. No, non poteva essere accettato.
In accordo con loro abbiamo iniziato un dialogo asincrono in cui, tramite il canale ufficiale, il registro elettronico appunto, comunicavo la pubblicazione di video sul canale youtube riportato di seguito.
https://www.youtube.com/c/LucaScalzullo/videos
Youtube ha rappresentato la prima svolta enorme. E' il loro mezzo principale di comunicazione, lo seguono da smartphone, stesi sul divano, la sera prima di dormire, in quelle situazioni in cui una voce amica, magari anche di quel vecchio matto trombone del professore riesce a strappare un sorriso ben al di là dell'argomento della lezione.
Ho creato un sito web, poco pubblicizzato per la verità, ma utile solo a scrivere appunti e lezioni per loro.
sites.google.com/view/lucascalzullo
In alcuni momenti il sito è stato aggiornato anche più volte al giorno. Per alcune lezioni (mi riferisco a quelle su Arduino) venivano lanciate sfide le cui soluzioni venivano pubblicate a distanza di qualche giorno. Spesso ho anche messo in palio kit di robotica regalati e spediti direttamente a casa dei ragazzi per stimolare l'apprendimento attivo.
Ogni tanto poi, raccontavo loro storie, sì, favole della buonanotte. Erano tutte storie di scienza, storie della vita degli scienziati famosi, a volte raccontate in maniera semiseria, a volte drammatica, a seconda dello stato d'animo del momento. Se volete potete ascoltarle sul canale telegram Racconti di scienza
t.me/raccontidiscienza
L'anno successivo abbiamo avuto a disposizione la Google Suite for education ma non abbiamo perso le buone vecchie abitudini. Ne abbiamo aggiunte altre.
Senza alcun imbarazzo ammetto che con i ragazzi facevamo colazione insieme, che lasciavo volontariamente un canale meet aperto perchè potessero vedersi per studiare e ridere insieme. Le ore di lezione non si fermavano al mattino, ma continuavano di pomeriggio, quando potevamo vedere insieme documentari, film e discutere di tutto quello che le ombre della pandemia ci sussurrava.
Lo racconterò sempre con fierezza, ad esempio, del momento in cui il mars perseverance ha toccato il suolo di Marte. Noi eravamo lì, tutti insieme, in videoconferenza, alla dieci di sera, con i nonni, con i genitori, col naso all'insù (in realtà verso lo schermo del televisore), a distanza, ma tutti insieme come una sola grande famiglia.
Io non so se sono un innovatore, non so se sia giusto premiarmi, so solo che però, quando penso all'innovazione penso ad un'unica gande parola, EMPATIA, e so che adesso non farei nessun altro lavoro.