LOPERFIDO GRAZIA

Nome della scuola: 
C.G.VIOLA
Città: 
TARANTO
Regione: 
PUGLIA
Disciplina/e Insegnata: 
ITALIANO, MATEMATICA, TECNOLOGIA, ED.FISICA, ARTE E IMMAGINE
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: : 
Nel corso degli anni è notevolmente cambiata l’immagine dell’insegnante, che, da trasmettitore di sapere, ha assunto il carattere dell’esperto di progettazione e comunicazione, dovendo gestire un’offerta formativa per gli utenti e negoziare una molteplicità di rapporti interni ed esterni alla scuola. In tutto questo sistema reticolare, il mio lavoro ha assunto più libertà di scelte, ma anche un carattere di maggiore responsabilità. Nell’attuale realtà il ruolo fondamentale degli insegnanti nella formazione delle nuove generazioni viene ribadito a più livelli, sia dai singoli Paesi che a livello comunitario. I cambiamenti e le innovazioni legati all’attualità spaziano in ogni ambito del quotidiano e implicano per me l’introduzione di nuove modalità di lavoro . Sfide come l’avvento delle nuove tecnologie per la comunicazione, la realtà multiculturale, l’accesso all’istruzione di una pluralità di soggetti, hanno creato una serie di situazioni complesse che mi trovo ad affrontare nella vita in classe. Emerge con forza la questione dell’adeguatezza del mio profilo di competenze e, di conseguenza, della mia formazione di qualità in una prospettiva di life long learning. Nelle società post-moderne è necessario un ripensamento dell’educazione, e quindi della mia figura di docente nella scuola e del ruolo che ricopro, che non può più continuare a ispirarsi a modelli tradizionali, ma richiede nuovi paradigmi interpretativi: mi trovo di fronte una realtà sempre più complessa, frammentata, una “società dell’incertezza”, “liquida” secondo Zygmunt Bauman, come definita, fin dal titolo, anche in una delle sue pubblicazioni . A questo, si aggiunge una delegittimazione degli insegnanti che è conseguenza delle politiche che negli ultimi anni hanno relegato la scuola a un ruolo marginale, impoverendola. Stiamo vivendo una crisi senza precedenti del discorso educativo: tra alunni e docenti, tra famiglie e docenti, si è aperta una frattura che sembra insanabile. La profonda crisi di credibilità dei docenti si accompagna a una sempre più marcata distanza tra i genitori e gli insegnanti, che, da coprotagonisti dello stesso progetto educativo, sembrano siano diventati avversari. Lo stesso calo demografico produce figli nati da genitori sempre più vecchi, figli sempre più solitari, figli cui si chiede la perfezione per il sé genitoriale, non per loro. In questi anni, con determinazione e costanza nella mia comunità scolastica, ho applicato il messaggio “insieme se ne esce”. La solitudine e la perdita di reti comunitarie fa da pendant alla selezione darwiniana e al senso del futuro come minaccia. Da qui l'impegno infaticabile di rendere la scuola un luogo che accoglie tutti, che comprende tutti, che sa travasare l’un l’altro doti e difetti. Insomma l’apprendimento come capitale sociale di più menti che lavorano insieme pur con diverse performance. Perno del mio immaginario pedagogico, è quello di un gruppo dei pari che cresce per merito reciproco.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti:: 
Durante l'a.s. 2019-2020, a seguito dell'emergenza da Covid -19, con la sospensione delle attività didattiche in presenza, al fine di dare continuità al lavoro intrapreso con gli alunni all’inizio dell’anno scolastico, sono state attivate diverse modalità comunicative per assicurare la relazione tra alunni e docenti e per consentire ai bambini di sentirsi ancora parte del gruppo classe. Mi sono adoperata, come la grande maggioranza dei docenti, con diversi mezzi per raggiungere tutti gli alunni (il gruppo classe della 1^ G PRIMARIA è composto da 25 alunni) e le loro famiglie. Infatti, oltre all’uso della piattaforma del registro Argo e di Jitsi Meet, per ampliare le opportunità di accesso alle attività di didattica a distanza, sono stati utilizzati ulteriori canali comunicativi: messaggi vocali e/o brevi spiegazioni con WhatsApp, l’utilizzo della piattaforma You Tube per la condivisione e visualizzazione di contenuti multimediali. Ho messo a disposizione delle famiglie il proprio indirizzo di posta elettronica per inviare e ricevere messaggi e materiali didattici. Nella classe 1^G, la tipologia di gestione delle interazioni con gli alunni è avvenuta tramite lo svolgimento di Videolezioni in modalità sincrona dal lunedì al venerdì (la classe è stata divisa in 4 gruppi).Tutti gli alunni hanno partecipato attivamente e con grande entusiasmo, grazie alla stretta collaborazione con le famiglie, alle diverse modalità di DAD attivate. Durante l'a.s. 2020-2021, il momento storico che stiamo affrontando mi ha indotto a fermarmi e a riflettere sul reale significato del fare scuola ai giorni nostri e mi ha condotto a sperimentare nuove vie metodologiche e progettuali. Contaminando le nostre competenze individuali, durante il periodo di DAD, io e il mio collega di classe ins. Massimo Fiorino, abbiamo sviluppato una UDA sperimentale secondo i criteri della Universal Design Learning (UDL), in cui sono state previste attività di enigmistica, coding, steam, racconti, libri e film a tema scacchistico. Esperienza coinvolgente e immersiva che ha appassionato bambini e famiglie incluse scoprendo, attraverso le piattaforme multimediali, la bellezza e l’armonia dello stare insieme, affrontando situazioni imprevedibili, proprio come accade all’interno di una scacchiera, nel pieno rispetto e riconoscimento del valore di ciascuno. Il progetto “Allena la mente…un due tre Scacco Matto” ha promosso, in modo sperimentale, l’inserimento degli scacchi nella programmazione curricolare della seconda classe della scuola primaria del nostro Istituto, creando un ambiente di apprendimento fortemente inclusivo, innovativo, socializzante, con forte spinta motivazionale in cui sono confluiti sport, tradizione e nuove tecnologie insieme, per far vivere ai bambini un’esperienza unica. Nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale, è stata costruita una scacchiera gigante per permettere ai piccoli scacchisti di svolgere esercizi di psicomotricità e fare scacco matto al Covid. Come persona di scuola , ritengo questa iniziativa meritevole di diffusione , una scuola aperta, come laboratorio permanente di ricerca di sperimentazione e innovazione didattica, motivata ad elaborare curricoli inclusivi, affettivamente caldi e partecipativi.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro: 
Stiamo vivendo una profonda crisi di fiducia, che affonda le sue radici nel terreno fragile del nostro presente incerto, in cui la persona è ormai posta in secondo piano rispetto al ruolo, e che si traduce in una crisi di autorità degli insegnanti, incapaci oggi di essere influenti e riconosciuti come “educatori” dagli stessi allievi. Docenti sempre più stanchi, demotivati, rinunciatari. Smarriti. Docenti che hanno smesso di credere nel loro lavoro e nella funzione stessa dell’educazione, e hanno rinunciato a proseguire sulla strada della formazione, lasciando che la loro mente, insieme al loro cuore, si sterilizzi in attesa del suono della campanella. Eppure “l’educazione non è finita”. Interrogarsi sul senso dell’educazione è oggi necessario, per poterla rigenerare, riabilitare, anche reinventare, sulla base di nuove idee, nuove proposte che tengano conto dei cambiamenti che ci sono stati e di quelli in corso. Ma per essere buoni maestri bisogna prima di tutto desiderare di esserlo! Sono necessarie conoscenze, competenze e saperi professionali, ma, soprattutto, occorre essere disposti a mettersi in gioco con sentimento. Essere insegnanti, soprattutto implica l’assunzione di una responsabilità che si traduce nella formula “Mi curo di…”, una cura che non ha a che fare solo con la formazione e con il processo di apprendimento, ma, soprattutto, attiene alla crescita della persona umana. La Scuola è ancora ciò che salvaguarda l’umano, l’incontro, le relazioni, gli scambi, le amicizie, le scoperte intellettuali. In qualità di insegnante, avverto l’esigenza di un cambiamento, di un rinnovamento che possa portare a recuperare la motivazione, il senso della propria professione, il desiderio di insegnare che si traduce in passione, cura, attenzione. Quel desiderio che dà significato all’azione dell’insegnante, dal momento che spinge chi insegna a reinventarsi ogni giorno, a de-costruirsi e a ri-progettarsi continuamente non solo come docente, ma innanzitutto come persona. Amo il mio lavoro e spesso uso “operaia al servizio dei bambini” come metafora della passione esistenziale che metto nel mestiere che faccio, dello stipendio che percepisco e del contraddittorio riconoscimento collettivo che investe la professione di maestra di scuola primaria. Una scuola della libertà e della fantasia in cui quell’operaia possa, nonostante tutto, ancora credere in un servizio educativo pubblico di qualità!