Giovanni d'Ambrosio

Nome della scuola: 
I.I.S. "G. Marconi"
Città: 
Nocera Inferiore
Regione: 
Campania
Disciplina/e Insegnata: 
Sistemi e Reti - Tecnologie e progettazione di sistemi informatici e di telecomunicazioni
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: : 
La mia esperienza nella scuola inizia nel 1992 con l’immissione in ruolo a seguito del concorso a cattedra del 1990 , dopo diversi anni trascorsi in azienda: - IBM ITALIA sede Bologna come sistemista area CIM (Clienti Ferrari di Maranello – Berloni – ecc.) - ITALTEL Telematica sede Santa Maria Capua Vetere responsabile progettazione hW e FW line card digitali e ISDN Iscritto all’albo degli Ingegneri della provincia di Salerno, ho comunque continuato a lavorare nel mio settore come libero professionista, con debita autorizzazione rilasciata annualmente dal D.S., svolgendo attività di progettazione e consulenza presso aziende campane e non solo. Ho iniziato insegnando elettronica in un istituto professionale a Sapri dove sono rimasto sette anni. Bella esperienza bellissimo posto! Ragazzi tranquilli e genuini con tanta voglia di imparare. Ho da subito cercato di riversare nelle scuola le mie esperienze professionali cercando, vista la poca disponibilità di risorse, di procurarmi materiale elettronico dalle aziende presso cui ho lavorato. In particolare ho ricevuto in regalo da un collega di azienda, nonché amico, un simulatore di tornio a controllo numerico da lui progettato quando era in Olivetti e diverse apparecchiature elettroniche dismesse (oscilloscopi, alimentatori da banco, multimetri, componentistica varia). Dopo sette anni ho fatto, mio malgrado, domanda di passaggio di cattedra nel tentativo di avvicinarmi a casa e sono passato su Informatica. Dopo due anni di pellegrinaggio in provincia di Salerno, zona Cilento, sono finalmente approdato all’allora ITIS “G. Marconi” di Nocera Inferiore, ormai da più di venti anni, mia sede di lavoro. Mi furono assegnate la cattedre di Sistemi e Reti e di Tecnologia e Progettazione di Sistemi Informatici e di Telecomunicazioni, che ho finora mantenuto. Comunque non ho mai abbandonato la mia passione per l’elettronica. Ho iniziato subito a rispolverare vecchie apparecchiature ormai dismesse e destinate al macero tra cui un bellissimo braccio robotizzato purtroppo mancante di tutta la parte firmware/software. Con i ragazzi del quarto e quinto anno abbiamo studiato l’Hardware del Braccio e riscritto ex novo l’intero software di controllo prima in ansi C e successivamente in Visual C. Un’esperienza emozionante vedere i ragazzi impegnarsi con serietà e determinazione nel lavoro non semplice per le loro conoscenze. Alla fine ci siamo riusciti il Braccio ha funzionato e abbiamo realizzato un sistema robotizzato presentato ad un convegno organizzato a scuola per i 50 anni di vita dell’istituto a cui hanno partecipato professori universitari tecnici di aziende del territorio operanti nel settore dell’elettronica, informatica ed automazione ed autorità politiche. Tutti rimasti affascinati dal sistema ideato, progettato e realizzato dai ragazzi. E’ stata l’esperienza che mi ha convinto definitivamente che la strada era quella giusta e ad organizzare le mie lezioni in modo diverso dando ampio spazio ai progetti ma senza trascurare i contenuti curriculari, chiaramente indispensabili. Si tratta solo di veicolare le conoscenze ricorrendo ad una tecnica ormai consolidata di “Learning bay Doing”. Purtroppo devo dire che la gran parte dei colleghi non mi hanno seguito e sono rimasti ancorati agli ormai superati metodi tradizionali per cui alla fine mi sono ritrovato solo con un collega ITP, che mi segue ormai da circa 15 anni in tutte e avventure, e con due colleghe: la prof.ssa di Informatica e la prof.ssa di inglese, per la parte riguardante la traduzione dei manuali tecnici prodotti dai ragazzi relativi singoli progetti. Purtroppo i trasferimenti hanno smembrato il gruppo ormai affiatato e da circa due anni siamo rimasti in due, occasionalmente e temporaneamente si affianca qualche altro volontario. E’ risaputo che i ragazzi, superato la terza media, non sono maturi per scegliere consapevolmente l’indirizzo di studio e si lasciano trasportare da una serie di condizionamenti occulti: l’amico del cuore, i genitori, il sentito dire, l’orientamento, che purtroppo contribuisce alla confusione perché concentrato in un breve lasso di tempo, ecc. Spesso si ritrovano in una scuola diversa da quella immaginata e quasi sempre, ci rimangono per pigrizia o per insistenza dei genitori. E’ un calvario che durerà, se tutto fila liscio, cinque lunghi anni. Non è possibile. Bisogna far qualcosa per aiutarli in questo percorso ad ostacoli. Ho imparato dall’esperienza che ragazzi che ormai avevano buttato la spugna davanti alle difficoltà e alla, per loro, noiosa lezione tradizionale con esercitazioni di laboratori tradizionali, risorgevano e partecipavano con entusiasmo hai progetti. Gli abbiamo assegnato, in prima battuta, dei compiti non troppo impegnativi e poi man mano, anche grazie al tutoraggio dei compagni più bravi, li abbiamo coinvolti in attività più complesse in modo che imparassero lavorando e soprattutto capissero che dagli errori si impara per davvero. Ho visto ragazzi passare da livelli di conoscenze e competenze insufficienti a livelli sicuramente sufficienti se non a volte discreti o addirittura buoni. E’ chiaro che tutto questo richiede un grande impegno da parte dei docenti, impegno che non viene assolutamente riconosciuto economicamente, ma che viene ripagato con la soddisfazione di vedere la crescita dei propri alunni in tutti i sensi. Da diversi anni con il mio amico e compagno di avventure portiamo avanti ogni anno diversi progetti tra cui alcuni di eccellenza che hanno un target tecnologico elevato. Eccellenza non significa che vi partecipano solo i più bravi. Sicuramente loro ma anche tutti quelli che voglio, con impegno e serietà, dare una mano alla realizzazione dei progetti. C’è spazio per tutti e partecipano ragazzi provenienti dalle diverse classi e sezioni dell’istituto. Abbiamo realizzato progetti interessanti che si sono distinti in diverse competizioni regionali, nazionali ed internazionali quali: - “Costruiamo il futuro con STM32 Open Development Environment”” concorso organizzato dalla STMicroelectronics a cui abbiamo partecipato fino ad adesso tre volte e abbiamo vinto il primo premio ben due volte con visita allo stabilimento di produzione di componenti elettronici a Catania. Fantastico - Maker Faire Rome 2019 in presenza. Avevamo uno stand tutto per noi offerto dall’organizzazione come premio per il progetto “Smart House For Blind”. Altra bellissima esperienza durata quattro giorni. Ero lì con il collega/amico e due ragazzi del team e ci incantavo a vederli descrivere il progetto ai visitatori anche in Inglese (merito della collega di cui sopra). - Maker Faire Rome 2020 (online) meno coinvolgente ma comunque interessante - Partecipazione al 34° Convegno di Capri dei Giovani Imprenditori con il progetto “Smart Parkig for Disabled” - Presentazione del progetto “SPFD” alla manifestazione Innovation Village - Presentazione del progetto “SPFD” al Convegno organizzato dall’Unione Industriali di Napoli in occasione della manifestazione “Neapolis Innovation Technology”. - Partecipazione con i progetti “School Energy Saving” – “Smart House For Blind” e “Smart Parking For Disabled” alla manifestazione - Partecipazione all’Hackathon Roobopoli promosso dall’Università del Sannio inizialmente in presenta e poi online a causa della pandemia e del conseguente Lokdown. - Quando era ancora possibile corsi di coding e robotica educativa presso scuole medie ed elementari del territorio che hanno visto i nostri ragazzi nelle vesti di coach/tutor. Tutto interessantissimo e denso di emozioni per noi decenti e per i ragazzi. La cosa meravigliosa, che ogni volta mi commuove, è che, nonostante molti di questi ragazzi si siano ormai diplomati da anni e molti sono anche laureati continuano a chiamarci per partecipare ai nuovi progetti e darci una mano anche se da esterni. Questo significa che abbiamo seminato bene, e che forse bisognerebbe rivedere profondamente la scuola, parlo della mia tipologia di istituto, e cercare di lavorare per incoraggiare i ragazzi a mettersi in gioco e far emergere i talenti, le capacità e le abilità di ciascun di loro perché ci sono, sono sopiti, latenti e vanno solo solleticati per farli esplodere. Un ragazzo che ha fatto una scelta sbagliata perché ancora piccolo, confuso e probabilmente aveva una sua idea poco chiara di informatica non può penare per cinque anni. Allora vediamo cosa sa fare e impegniamolo in un progetto sfruttando le sue abilità e sicuramente imparerà qualcosa anche di informatica. Stessa cosa per i ragazzi diversamente abili. Finalmente qualcuno ha capito che la robotica educativa è uno strumento fortemente inclusivo. Lo sostengo da anni e l’ho sperimentato, con l’aiuto dei mie colleghi illuminati di sostegno, coinvolgendo i mie “RAGAZZI SPECIALI”. Non è facile fare quello che abbiamo fatto in questi anni perché la scuola non è ancora pronta e soprattutto i colleghi non sono né pronti né disponibili. Può sembrare strano o addirittura inverosimile ma i progetti più impegnativi li abbiamo portati avanti lavorando con i ragazzi a casa mia o a casa del collega. Esperienza di crescita eccezionale non solo per i ragazzi ma anche per noi docenti. Si lavorava per gruppi e siamo arrivati anche a quindici/venti nei giorni prossimi alle scadenze. Ciascun gruppo ha lavorato con impegno, serietà e professionalità e soprattutto in allegria. A volte abbiamo tirato fino a mezzanotte ed i ragazzi non volevano andar via. Ci si fermava per una cena veloce: pizza, panini, qualcosa da cucinare al volo, e poi di nuovo al lavoro. Non riesco a trattenere l’emozione mentre sto scrivendo, spesso non è facile tradurre in parole le esperienze vissute. Insomma, anche se fra qualche anno andrò in pensione, continuerò ad impegnarmi per il piacere di lavorare con I MIEI RAGAZZI e affrontare con loro e per loro nuove sfide. Il mio sogno nel cassetto e di realizzare un laboratorio di Robotica educativa, Coding, sviluppo di Sistemi Embedded IoT, Realtà Virtuale e Intelligenza Artificiale e dedicarlo a FRANCESCO, un mio “RAGAZZO SPECIALE” che diceva spesso con un sorriso meraviglioso ”voglio diventare un informatico” e che il destino glie lo ha tragicamente impedito. Quest’anno stiamo iniziando, qualcosa comincia a muoversi. Sono certo che quando tutto questo finirà mi mancherà profondamente ma potrò raccontare di aver lavorato per una scuola migliore.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti:: 
La pandemia ci ha tolto tutto quello di cui parlavo prima ma non ci ha fatto rinunciare a lavorare insieme anche se a distanza. Non ci ha fermati, abbiamo deciso di non mollare anche spronati dagli alunni. E lo scorso anno in pieno lockdown abbiamo lavorato con le stesse modalità e tempi, abbiamo fatto comunque le nottate, anche se in smart working e organizzando dei mini laboratori presso le case dei singoli componenti del team con materiale dato in comodato d’uso dalla scuola o fornito direttamente da noi docenti. Con i ragazzi siamo riusciti a portare avanti il progetto “Hackathon Roobopoli” per il concorso presso l’Università del Sannio conquistando un glorioso secondo posto. Quest’anno stesso copione. I ragazzi hanno voluto con insistenza che sviluppassimo altri progetti e quindi abbiamo partecipato al Maker Faire 2020 in modalità online, con un interessante progetto sul controllo dell’IAQ (Indoor Air Quality) nelle aule, problema estremamente attuale. Lo stesso progetto è stato presentato alla manifestazione online StudenteDay@ST organizzata dalla STMicroelectronics. Nonostante la pausa estiva stiamo lavorando per il concorso Hackathon Roobopoli 2021 presso l’Università del Sannio. Abbiamo sviluppato una serie di progetti di robotica presentati ai ragazzi delle scuole medie durante le attività di orientamento aimè anche queste online. Abbiamo partecipato con successo a diverse attività online proposte da Fondazione Mondo Digitale, Innovation Village, CISCO Academy, STMicroelectronics.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro: 
La scuola del futuro? Da tempo ci penso e la immagino certamente diversa da quel grande e lento elefante che è ora e che non riesce a stare al passo con i tempi. Non dobbiamo mai dimenticare che La scuola è un luogo di formazione dove i ragazzi passano gran parte del loro tempo e soprattutto della loro infanzia ed adolescenza. I ragazzi così detti “nativi digitali” hanno un diverso modo di apprendere che è completamente diverso dal nostro o almeno da quelli della mia generazione. Avete mai visto un ragazzo leggere un User Manual di qualche diavoleria elettronica per capire come funziona? Io mai! Il loro approccio è lo “smanettamento” e quando sono in difficoltà ricorrono ai tutorial su internet quindi imparano facendo o vedendo fare ma non leggendo o ascoltando. Bisogna riflettere bene su questo. La classica lezione frontale dopo 15 minuti diventa noiosa dopo 30 diventa insopportabile. Il modello della replica di ciò che funzionava per noi non va più bene, deve essere rapidamente sostituito da nuove tecniche che rispondano al cambiamento dei nostri ragazzi del loro modo di apprendere. Le Lezioni che ci sono state propinate a scuola, quando quelli della mia età sedevano nei banchi, oggi sono inefficienti ed improponibili a causa dei continui cambiamenti tecnologici, culturali e di forma mentis. La scuola che vorrei deve stimolare la curiosità, l’immaginazione lo spirito di gruppo. Saper lavorare in gruppo è una competenza fondamentale sempre più richiesta nei contesti sia formativi che professionali. La cooperazione, soprattutto in un sistema scolastico che ha sempre privilegiato la competizione e l'individualismo, diventa oggetto di insegnamento attraverso la proposta di esperienze che dimostrino concretamente ai ragazzi che impegnarsi insieme in attività complesse per raggiungere un obiettivo comune è un’esperienza gratificante e vantaggiosa per la crescita e l'apprendimento di ciascuno e, soprattutto, che le abilità sociali sono determinanti per il successo del lavoro del gruppo stesso. L’obiettivo didattico cardine oltre quelli di promuovere sintesi creativa, interdisciplinarietà, familiarizzare con le nuove tecnologie e discussione sull'impiego etico delle tecnologie, dovrebbe essere proprio quello di sviluppare le capacità di lavorare in gruppo. L’insegnante, in questo caso, riveste un ruolo di facilitatore ed organizzatore delle attività e di supporto per fornire conoscenze al momento giusto e con i tempi giusti, operando in un “ambiente di lavoro, approfondimento ed apprendimento” in cui gli studenti trasformano le attività del progetto in un processo di “problem solving di gruppo”, conseguendo obiettivi la cui realizzazione richiede necessariamente il contributo e l’impegno personale di tutti. Tutto ciò può essere messo in atto realizzando un percorso di project based learning, fondato, ad esempio, su un modello di azienda simulata a cui far partecipare ragazzi di classi ed indirizzi diversi (nel caso del mio istituto: Informatica e Telecomunicazioni – Elettronica ed Elettrotecnica), che partendo dall’idea del progetto procede percorrendo tutte le sue fasi di sviluppo “professionale” consistenti in analisi delle specifiche, problem solving, individuazione della componentistica elettrica/elettronica, scelta dei sensori/attuatori, sviluppo del firmware/software, realizzazione del prototipo, debugging e troubleshooting. In questo modo i ragazzi acquisiranno e consolideranno nuove competenze e conoscenze seguendo un approccio dinamico e coinvolgente imparano che è importante mettersi in gioco, provare, a volte sbagliare, ma non arrendersi e riprovare, devono capire che sbagliare è un’occasione per recuperare conoscenze e non un fallimento. E’ difficile e faticoso ma non impossibile. Noi ci siamo riusciti, a volte con risultati mediocri, a volte con buoni altre volte con profonde delusioni ma ne siamo usciti sempre e comunque soddisfatti del lavoro svolto che ci ha visto lavorare fianco a fianco con i nostri ragazzi i con serietà, impegno, professionalità e, soprattutto, con tanta allegria.