Federica Carla Tamburini

Nome della scuola: 
Istituto comprensivo Marco Polo Viani
Città: 
Viareggio
Regione: 
Toscana
Disciplina/e Insegnata: 
area linguistica
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: : 
Insegno alla scuola primaria ormai da 25 anni, dopo una precedente (breve) esperienza come docente nei corsi di informatica del mio Comune. Mi sono avvicinata alle tecnologie in modo naturale perché ho avuto la fortuna di avere mio padre che lavorava in questo campo all’Università di Pisa per cui ho sempre avuto in casa prima le schede perforate poi tastiere e computer con cui prendere confidenza. Quando sono diventata insegnante ho cercato di utilizzare questa mia competenza anche in classe e questo ha reso subito evidente l’impatto positivo che questi strumenti hanno nei processi di apprendimento: già dai primi ipertesti (dell’ormai lontano 1997) all’attuale realtà aumentata ed immersiva e il coding che utilizzo spesso, è visibile come l’uso della tecnologia possa supportare gli studenti sia nell’esprimere la propria creatività sia nello sviluppo di diverse competenze trasversali. In questi anni mi sono trovata spesso nella veste di formatore sia per colleghi della mia scuola sia di altri ambiti, proponendo anche workshop e laboratori in vari contesti (locali e nazionali) su strumenti diversi. Anche nei contesti di formazione, ho sempre cercato di proporre riflessioni sull’importanza del processo pedagogico che sottende e accompagna l’uso dei dispositivi digitali, conscia che come docente sia proprio il percorso didattico quello a cui prestare molta attenzione perché è su di esso - e non sulla tecnologia in sé - che si innesta lo sviluppo delle competenze degli studenti. In questo mio percorso professionale di approfondimento su queste tematiche ho trovato nel Syllabus della Certificazione EPICT (European Pedagogical ICT Licence) una modalità efficace di riflessione e sviluppo professionale. Per questo ho seguito Il corso di Perfezionamento EPICT e adesso sono impegnata nell’Associazione EPICT, formata da docenti e formatori, che organizza anche corsi e webinar tesi all’aggiornamento continuo degli insegnanti. Quest’anno ho avuto anche l’opportunità di partecipare alla community della Scuola del Noi di Fondazione mondo digitale: è stata una splendida occasione di confronto e aggiornamento e mi ha dato la possibilità di creare - insieme con gli altri colleghi del mio gruppo di lavoro - di creare un percorso sulle tematiche dell’Agenda 2030 che utilizzasse gli strumenti della realtà immersiva per stimolare competenze trasversali nei nostri studenti. E' stata una sfida ma anche una bellissima avventura che ci ha coinvolto per molti mesi.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti:: 
L’esperienza della Didattica a Distanza ha incentivato la riflessione su una serie di questioni che riguardano la capacità di costruire, mantenere e rafforzare relazioni nel gruppo classe, configurandola come “comunità di pratica”. Passata la prima settimana, infatti, in cui ci siamo tutti buttati a capofitto per organizzare le nuove lezioni, gli orari e i compiti, la routine quotidiana ha fatto emergere sia i problemi di comunicazione all’interno della classe di cui accennato prima sia un crescente sentimento di rassegnata tristezza da parte dei bambini che rischiava di disgregare di fatto il gruppo-classe. A questa sfida la mia risposta come docente è stata duplice: da un lato cercare di riprodurre, pur se in un contesto diverso, il modo di lavorare a cui i bambini erano abituati; dall’altro, affiancare alle attività didattiche alcune esperienze volte a rafforzare il senso della comunità e lo “stare bene” insieme. La prima risposta a questo è stata proporre, oltre alle lezioni a video, alcune esperienze di collaborative learning, visto lo considero un valido alleato per riprodurre il contesto classe, pur se in formato virtuale. Ho proposto varie attività collaborative, dapprima a coppie poi a gruppi, simili a ciò a cui i bambini (una classe 4 primaria) era solita fare in presenza (la nostra classe segue la metodologia TEAL ed è inserita nelle Avanguardie Educative di Indire). Alcuni esempi di produzioni collaborative sono: creazione di mappe, padlet condivisi, presentazioni in collaborazione, rielaborazioni testuali a coppie, ecc. Alla fine dell’anno scolastico, ho proposto anche un paio di lavori sincroni a gruppi (utilizzando le sottostanze) come una Caccia al Tesoro virtuale per ripassare alcuni contenuti di Storia e un’Escape Room per ripassare Grammatica. Entrambe le proposte hanno ricevuto entusiastici apprezzamenti da parte di tutti gli alunni. La scuola però è anche palestra di relazioni, di confidenze e di affettività: durante il periodo trascorso a distanza, come già detto, il rischio era quello di perdere anche questo aspetto più strettamente relazionale, non tanto riferito ai singoli rapporti ma piuttosto a quello della condivisione con l’intera classe. Il lavoro mio e della mia collega ha però cercato di intervenire su questo aspetto con qualche proposta più informale e, per questo, libera nella partecipazione. A questo tipo di proposte sono stati invitati anche fratelli e genitori, in modo che fossero incontri il più possibile condivisi e anche l’occasione per spezzare la routine settimanale di tutta la famiglia. La prima proposta è stata quella di una merenda tutti insieme da fare nel pomeriggio: l’idea è subito stata accolta con grande entusiasmo tanto che è stata ripetuta più volte fino alla fine dell’anno scolastico. Molti bambini hanno organizzato lo spazio davanti al pc come un vero e proprio party, con tovaglie colorate, piattini e bicchieri di carta; chi non aveva fratellini, sistemava come “invitati” vari peluches, le mamme preparavano focacce e merendine e tutto l’incontro si trasformava presto in una sorta di festa condivisa. Sulla scia del successo di questa iniziativa, abbiamo anche proposto ai bambini di creare alcune focacce “artistiche” utilizzando vari ingredienti: è stato questo un modo per realizzare qualcosa insieme ai loro genitori ma, contemporaneamente, per creare un prodotto comune a tutti (che naturalmente abbiamo poi consumato insieme in occasione di una nostra merenda a distanza). Oltre alle merende periodiche, un’altra occasione speciale è stata organizzata prima delle vacanze di Pasqua per farci gli auguri tutti insieme: un pigiama-party svolto dopo cena a cui sono state invitate anche le altre classi Quarte, a noi parallele.Tutti insieme abbiamo dato vita ad una vera e propria festa in pigiama, con tanto di balli e canti a cui hanno partecipato anche i genitori. È stata la prima volta che i bambini di tutte le Quarte si ritrovavano insieme dopo quasi due mesi: una festa nella festa! Un’ultima occasione per realizzare un prodotto condiviso che non fosse direttamente inserito in ambito disciplinare è stata la creazione di un Coro a distanza per salutare i compagni uscenti delle classi Quinte. Ogni anno infatti, nella nostra scuola l’ultimo giorno di scuola viene vissuto come una vera festa tutti insieme in cui salutare chi il prossimo anno scolastico andrà alle scuole medie: durante la DaD questo non è stato chiaramente possibile e allora a noi è venuta l’idea di creare un coro montando insieme i video inviati dai vari bambini. La realizzazione di questo prodotto non è stata semplicissima ma i bambini sono stati molto contenti di partecipare perché hanno ritrovato lo spirito di gruppo che caratterizza questo tipo di attività. Sia le attività di tipo collaborativo sia quelle non strettamente connesse con gli ambiti disciplinari hanno permesso di mantenere alto il coinvolgimento di tutti gli alunni, anche quelli più in difficoltà per cui, dal mio punto di vista, la sfida è stata vinta.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro: 
Vorrei che la scuola fosse davvero considerata un bene imprescindibile e a cui tutti partecipino con passione: una scuola ricca di esperienze diverse che aiutino i ragazzi a sviluppare le loro intelligenze, cognitive ed emotive. Parallelamente mi piacerebbe una scuola aperta al territorio, i cui spazi possano essere fruiti dalla comunità locale fuori dalle lezioni scolastiche e che possa diventare un luogo culturale per i contesti in cui è inserita in modo che possa essere sentita davvero come un bene di tutti e non solo come un luogo destinato agli studenti. Mi piacerebbe vedere scuole che collaborano tra loro in una rete di scambio fecondo di competenze, contribuendo a rendere la scuola un ambiente vivace e attivo in cui imparare è bello e interessante e in cui la tecnologia favorisca i processi di apprendimento per rendere la conoscenza a portata davvero di tutti, coinvolgendo gli insegnanti in una rete sinergica e attiva.