Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti::
Soprattutto durante il periodo COVID ho dovuto applicare la mia “Teoria dello Slaim”. Mi sono chiesta: cosa deve davvero insegnare la mia materia? Cosa deve provocare nella mente degli studenti? Al di là dei contenuti, qual è lo scopo più profondo dell’Informatica, ciò che costituisce la sua caratteristica come metodo di lavoro, che mette in condizione di risolvere i problemi informatici in generale, non in particolare?
In questo momento, la risposta alla domanda precedente è data da 3 punti: la capacità di smontare un problema complesso nelle sue componenti “atomiche”, la capacità di reperire strumenti e informazioni, la capacità di pensare fuori dagli schemi.
In questo momento, gli studenti delle mie classi si trovano a dover lavorare in contesti eterogenei e, in molti casi, non propriamente adatti.
Ad esempio si trovano a non avere un ambiente in cui lavorare tranquilli, perché condividono lo spazio con fratelli, sorelle, altre persone, non hanno una connessione stabile, non hanno tutti gli stessi device, perché, anche se la scuola li ha forniti a coloro che ne erano sprovvisti, alcuni hanno ricevuto un pc, altri un tablet, altri un IPad.
Inoltre studenti con difficoltà linguistiche, o disturbi di apprendimento erano più facilmente soggetti a smarrirsi nelle difficoltà.
Sono così nati due progetti che, pur non trattando di argomenti strettamente previsti dal programma così come era solitamente svolto, permettevano ai ragazzi di acquisire le stesse competenze svincolandosi dal limite del software specifico, ma sfruttando software adatti a qualsiasi piattaforma o comunque adattabili a qualunque piattaforma, il tutto a costo zero, stante la situazione economica di molte famiglie in questo periodo.
In una classe seconda abbiamo realizzato il progetto “Fan fiction”: i ragazzi hanno creato dei siti che, con le modalità proprie appunto delle Fan fiction, permettono di creare una storia la cui trama varia in base alle scelte attive del lettore(bivi).
I ragazzi hanno appreso la programmazione HTML e CSS, hanno imparato a destreggiarsi fra diversi editor disponibili in base al proprio device, ad essere precisi e metodici, a rispettare le consegne e a collaborare per uno scopo comune, a pubblicare in rete e reperire strumenti freeware, schivando le trappole del WEB.
Il risultato è un sito, che invito a consultare all’indirizzo www.stulavoro.altervista.org. Non è forse un’opera letteraria di alto livello ma, nella sua ingenua freschezza, ha una sua poetica bellezza.
Abbiamo lavorato in sintonia, i ragazzi si sono divertiti e sentiti vicini, seguiti e anche grandi, nonostante il periodo terribile che stiamo attraversando e, ciò che non guasta, hanno raggiunto risultati didatticamente validi e spendibili, e ottimi voti.
Nelle classi del secondo biennio abbiamo realizzato il progetto “App to the Top”; la sfida più grande.
La classe 4°, divisa in due gruppi, ha realizzato due App, una che consente di inserire delle domande, l’altra che consente di rispondere, ricevere un punteggio ed entrare in una classifica, ed ha inserito le domande; la classe 3° ha utilizzato l’App per le risposte.
La prima difficoltà che ho dovuto affrontare è stata di gestire due gruppi in DAD; l’ho risolta creando due gruppi di lavoro in videoconferenza (due classi su Classroom) e seguendo i lavori collegandomi con 3 device: uno per ciascun gruppo ed uno per la classe.
A parte un ovvio senso di schizofrenia, il lavoro ha funzionato, siamo riusciti a creare le App e utilizzarle, la classe che risponde alle domande è agguerritissima!
Il risultato è che le classi sono rimaste “agganciate”, siamo in anticipo con il programma per il prossimo anno e i ragazzi hanno avuto la percezione che i lavori che creano non sono solo invenzioni degli insegnanti, ma veri prodotti fruibili; inoltre hanno potuto innovare, perché la soluzione tecnica che abbiamo utilizzato non era descritta in nessuno dei siti e dei libri consultati.
Tutto perfetto dunque? Ovviamente no, ci sono stati momenti di sconforto, momenti in cui sembrava che non saremmo arrivati a niente e anche qualche “pugno sul tavolo” quando ci voleva, qualcuno comunque si è rifiutato di lasciarsi coinvolgere ma, in totale, il bilancio è più che positivo, anche dal punto di vista del profitto.