Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: :
Nella mia vita sono sempre stato affascinato dalla professione dell'insegnante.
Durante la scuola superiore ho avuto l'opportunità di far parte dell'associazione Gioventù Francescana, nella quale ho ricoperto il ruolo di animatore e responsabile. Queste attività mi hanno permesso di comprendere l'importanza della relazione e la capacità di accogliere ed educare le persone che mi erano affidate. Inoltre mi ha concesso di acquisire e sviluppare le competenze organizzative, grazie all'organizzazione tecnica delle attività: organizzare viaggi e pernottamento, organizzare le attività delle giornate, allestire le sale per convegni.
Prima di entrare nell'insegnamento ho anche avuto la fortuna di frequentare il Tirocinio Formativo Attivo, che ha contribuito alla mia crescita personale e, sopratutto, professionale: mi ha permesso di essere più sicuro, di acquisire strumenti e metodologie didattiche, tecniche di gestione della classe e ho compreso che per educare bisogna dettare regole certe. L'educatore non è un amico, ma è quella persona che deve insegnare con fermezza e pazienza, non pretendendo che l'altro diventi migliore per sé stessi, rispettando i tempi di crescita e maturazione di ciascuno.
La mia avventura come docente inizia il 7 marzo 2014. Ormai avevo le basi per poter partire e gestire le classi. Ho applicato dal primo giorno quanto avevo appreso nel tirocinio diretto e dai colleghi incontrati, ciò mi ha aiutato a gestire le classi e non essere sopraffatto dagli eventi. Lavorando nella scuola mi sono reso conto che era necessario rendere concreto lo slogan: "il successo formativo di tutti e di ciascuno". Ma la realtà non è così semplice, ricordo un'esperienza in una classe terza, del primo grado. Credo che sia stata la mia supplenza più difficile. La classe era veramente ingestibile. La loro aula aveva la maniglia della porta rotta, ma la cosa che mi aveva più colpito è che avevano preso a calci un muro fino a romperlo. Un giorno, mentre spiego la tecnica del graffito, con mio grande stupore, noto che la tecnica affascina tutta la classe. Così si decide di realizzare un graffito per recuperare il muro (vedi CV per dettagli), ma soprattutto i ragazzi/e. Ormai pensavo che con quella classe fosse tutto inutile, invece quell'opera ha cambiato la mia prospettiva. A volte pensiamo che non ci siano più soluzioni, ma non è così, devi continuare a crederci e provarci, prima o poi troverai lo strumento adatto. L'esperienza è stata un grande insegnamento: non perdere mai la speranza e cercare di essere coerente. Non è mai facile ed ogni realtà è diversa, ogni giorno è diverso ed ogni classe ha le sue caratteristiche, ma non devo arrendermi. Quanto detto, ma anche altre situazioni vissute, mi hanno convinto che la costruzione della relazione educativa è fondamentale, sopratutto come insegnante specializzato, ma non esiste la ricetta pronta per ogni situazione. In classe si è soli, anche se circondati da tante persone, è da soli dobbiamo costruire un clima positivo e costruttivo coinvolgendo le varie figure (personale ATA, docenti, dirigente, famiglie, ecc.). Nessuno può agire in classe al posto nostro, pertanto è inevitabile dover decidere durante la lezione e, in tali situazioni, si può entrare in crisi e sentirsi terribilmente solo di fronte alle proprie responsabilità. Ritengo che la "solitudine" sia inevitabile è diventa fondamentale affrontarla al meglio. Il primo elemento è riconoscerne l'esistenza; il secondo elemento e ricercare sempre e comunque il bene di chi si ha di fronte, non soluzioni comode o convenienti, ma quelle che si ritiene utili per l'altro; il terzo e ultimo elemento è il confronto con i colleghi, con il personale scolastico e con i genitori che possono aiutare a prendere le giuste decisioni. Solo condividendo riusciamo ad abbattere quella solitudine. Il confronto e il rapporto con i colleghi ci aiuta a dettare linee educative coerenti nelle nostre classi, migliorando il clima. Inoltre spesso si arriva a progettare percorsi impensabili da soli. Ricordo che qualche anno fa discutevamo con i colleghi sulla realizzazione di un'attività nuova e coinvolgente, cosi nacque la giornata di arte e musica (vedi CV per dettagli). La realizzazione fu molto faticosa ma, nonostante la fatica, spero di poterla riproporle in futuro. In quella occasione fu importante anche il contributo degli studenti. Ricordo che, all'inizio della mia carriera, uno studente mi mostro con una cattedrale romanica costruita su videogame. Fui molto stupito, lo studente era insufficiente su quella parte di programma ma era riuscito a replicare tutte le caratteristiche della costruzione su videogame e, soprattutto, sapeva descriverla. Mi chiesi cosa avessi sbagliato, quindi decisi di seguire la sue potenzialità: gli proposi di presentare il suo lavoro alla classe come recupero di quella parte. Quella particolare attività la riproposi nel corso degli anni, anche in forme diverse.
In conclusione la mia storia mi insegna che ho ancora tanto da imparare e per farlo ho bisogno di formazione, colleghi, studenti, genitori, dirigenti, personale A.T.A., anche uno stipendio adeguato non guasterebbe.