Riccardo Antola

Nome della scuola: 
ITTL Nautico San Giorgio
Città: 
Camogli (GE)
Regione: 
Liguria
Disciplina/e Insegnata: 
Scienze della Navigazione, Struttura e Costruzione del Mezzo, Logistica
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: : 
La mia storia di educatore è iniziata nel 2004, in seguito ad una inaspettata telefonata da parte dell’Istituto Nautico di Camogli (GE), dove avevo conseguito il diploma solo tre anni prima. Mi si chiedeva la disponibilità a svolgere una supplenza breve: mancavano supplenti ed avevano iniziato a chiamare ex diplomati meritevoli. Da quella scuola, in pratica, non me ne sono mai andato: la salsedine degli studi nautici non si cancella dall’oggi al domani, ma rimane sulla pelle. Ricordo ancora come, ogni volta che transitavo davanti alla mia scuola da diplomato, sentissi una sorta di richiamo, un qualcosa che, in ultima analisi, fu ciò che mi impedì di lasciare quel mondo alle mie spalle. Decisi dunque di iscrivermi al corso di laurea in Scienze Nautiche presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” conseguendo infine la laurea magistrale in “Scienze e Tecnologie della Navigazione” con 110 e Lode. Oggi sono un docente di ruolo, sempre nello stesso istituto, Istituto Tecnico dei Trasporti e Logistica “Nautico San Giorgio”: mi dedico con passione all’insegnamento curricolare, ma non solo. Il lavoro dell’insegnante è come un organetto: ci si può limitare a svolgere le proprie ore settimanali in modo talvolta ripetitivo, oppure si lavora sul mantice per spendersi al 100% delle proprie possibilità, esplorando ogni possibile sfumatura formativa. La spinta principale a reinventare continuamente la mia didattica deriva dalla grande passione per la materia che insegno – Navigazione – e per il mondo dello shipping in generale, passione che forse rappresenta l’unico vero prerequisito richiesto a un docente per restituire una didattica efficace. Si tratta però di una passione non “platonica” ma estremamente pragmatica e ben piantata nella realtà che è sempre in continua evoluzione. È per passione che ho frequentato uno dei primi Master sulla metodologia CLIL (Università di Genova), che adotto tutti gli anni in classe: non si tratta di passione per le lingue straniere (posseggo la certificazione Cambridge C1 in Lingua Inglese), ma della consapevolezza dell’importanza dei contributi che può dare il CLIL quando utilizzato in ambito nautico, adattissimo a tale metodologia, e quindi ai vantaggi che esso porta ai miei alunni. È per passione che seguo i progetti PON ed Erasmus+ della scuola, alcuni dei quali mi hanno permesso di instaurare rapporti stabili con l’Università “Aboa Mare” in Finlandia, uno dei luoghi sacri della formazione marittima mondiale, dove ogni anno accompagno studenti selezionati, anche attraverso progetti PON specificamente progettati, per partecipare a corsi di altissimo livello: non si tratta di passione per i viaggi o di semplice voglia di condividere esperienze nuove con i propri studenti, bensì di consapevolezza della necessità di guardare fuori dai propri confini per capire la realtà che ci circonda, soprattutto in un ambito come quello marittimo, internazionale per definizione. È la passione che mi ha spinto a svolgere l’attività di docente, e in qualche caso coordinatore didattico, presso ambiti estranei alla mia scuola, come l’Università di Genova (attualmente sono titolare del corso “Navigation” nel nuovo corso di laurea “Maritime Science and Technology”, tenuto completamente in inglese), l’ITS “Accademia della Marina Mercantile”, il centro di formazione per marittimi CMA, oppure a partecipare alle commissioni d’esame per i titoli professionali marittimi in Capitaneria di Porto: non si tratta di semplice passione per l’insegnamento o di pura ambizione, ma della consapevolezza che se si opera in un sistema, oltre a svolgere il proprio compito, è necessario capire il ruolo degli altri ingranaggi e giungere ad una “helicopter view” del contesto. È la passione che mi ha portato al MIUR a riscrivere, insieme ad un gruppo di lavoro specificamente costituito, le programmazioni degli Istituti Tecnici dei Trasporti e Logistica perché il Ministero dei Trasporti riconoscesse i percorsi come rispondenti alle convenzioni internazionali del settore: non si tratta però di passione di stare nella “stanza dei bottoni”, ma della consapevolezza dell’importanza di mettere le proprie competenze a disposizione di tutti, per il miglioramento continuo del proprio ambito di lavoro. È infine per passione che ho scritto sette nuovi libri di testo (editi da Simone per la Scuola) che oggi rappresentano l’80% del mercato italiano dei testi scolastici in ambito nautico: non si tratta di passione per la scrittura, bensì della consapevolezza che i testi esistenti non erano più adatti ad una didattica moderna, considerando anche i cambiamenti che la scuola ha recentemente affrontato; si tratta, in ultima analisi, di attenzione alle reali necessità dei ragazzi per il loro futuro lavorativo.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti:: 
Di storie più o meno virtuose legate all’utilizzo della didattica digitale integrata credo ne abbia ciascun insegnante, in tutto il mondo. Personalmente credo di non aver fatto nulla di speciale, se non, al limite, progettare e proporre alla mia scuola uno schema, ribattezzato “lab days” per garantire lezioni pratiche nei laboratori, in sicurezza, quando le condizioni al contorno lo permettevano. Durante la pandemia credo che l’unica vera cosa importante, anche considerando le difficili condizioni psicologiche degli adolescenti in quel periodo, fosse garantire equilibrio, sotto ogni punto di vista. Equilibrio tra sensazione/preoccupazione di perdere nozioni importanti e convinzione di essere esentati da un impegno reale, equilibrio tra provare paura e minimizzare, equilibrio nel valutare adeguatamente le considerazioni schizofreniche che si sprecavano su media tradizionali e social. Equilibrio, in termini di compostezza e coerenza, nel giudicare le scelte della politica e la conseguente organizzazione, continuamente mutevole, adottata dal proprio istituto. Insomma, al netto delle considerazioni tecniche sulle metodologie applicate per le lezioni a distanza, è stato forse più importante parlare con i ragazzi, trasmettere loro speranza e sostenerli. Esserci. Invitarli ad essere tenaci per non perdersi, come singoli, come comunità, come società.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro: 
Da sempre mi sono speso per una progressiva transizione verso la didattica per competenze, concetto purtroppo male interpretato da molti colleghi: c’è chi pensa ancora che “competenza” significhi “saper fare”, come alternativa o conseguenza del “sapere” derivante dalle conoscenze. Non mi dilungherò in tecnicismi sulle competenze, ma, pensando alla richiesta di descrivere la propria visione per il futuro, posso sintetizzare il concetto affermando che l’unico obiettivo da perseguire sia il mettere gli studenti in condizioni di scegliere, di discriminare e soprattutto di porsi le domande giuste. La capacità di scegliere e discriminare è applicabile in ogni campo, anche lavorativo, come primo passo verso il “problem solving”; risulta inoltre particolarmente importante a livello sociale nell’era di internet, in cui ciascuno di noi ha una gigantesca quantità di materiale a disposizione, da cui estrarre, con tutte le difficoltà del caso, informazioni vere e di qualità. Questa visione conduce anche a massimizzare l’efficacia dell’autoformazione e dei momenti di apprendimento non formali, in cui credo profondamente e che considero elementi imprescindibili in ambito di educazione e formazione. Nella prima parte ho descritto molte “passioni” come “consapevolezze”. È vero: si può dire che per giungere ad avere ampia consapevolezza dei vari aspetti che caratterizzano un certo campo, cioè esserne esperti e padroneggiarlo, sia necessario intraprendere un percorso virtuoso di scelte adeguate. Un percorso totalmente personale. Questo è evidentemente più facile, quasi naturale, se quel campo ci coinvolge e ci attrae: è così che la consapevolezza si trasforma in passione. Credo sia esattamente questo il percorso che ogni docente dovrebbe incentivare presso ciascuno studente, fornendo gli strumenti necessari a compiere le scelte adeguate e via via costruire il proprio futuro.