Ormai da più di cinque anni il nostro Istituto Comprensivo accoglie i tirocinanti di diverse facoltà universitarie e di diverse Università dislocate in tutta Italia. Sono state stilate convenzioni che si sono rinnovate ogni tre anni con l'Università del Salento, l'Università di Bari, l'Università della Basilicata, l'Università LUMSA di Roma. Inoltre quest'anno abbiamo anche accolto per la prima volta i tirocinanti del TFA (Tirocinio Formativo Attivo) per la preparazione dei futuri insegnanti di sostegno agli alunni disabili. L'esperienza di tirocinio, per gli studenti universitari, è l'unica possibilità che hanno per mettere in pratica tutta la teoria appresa nelle aule universitarie, e prepararsi a diventare futuri insegnanti. Sono stati tantissimi gli studenti universitari tirocinanti che abbiamo accolto in questi anni e, qualcuno di loro è già diventato nostro collega. Più che descrivere il progetto, vi presenterò quest'esperienza da tre punti di vista:
- quello dello studente tirocinante
- quello del docente titolare Tutor
- quello degli studenti, in questo caso alunni di scuola primaria.
1. Punto di vista dello STUDENTE TIROCINANTE
“Il tirocinio effettuato a scuola è stato senz’altro una delle esperienze più formative dell’intero corso di laurea, poiché mi ha consentito di “provarmi” sul campo, dandomi la possibilità di sperimentare le mie capacità in ambiente “protetto”. Il tirocinio mi ha consentito di capire più profondamente la realtà e il funzionamento della scuola, cosa che sarebbe risultata più nebulosa se lo studio si fosse fermato alla semplice teoria contenuta nei libri.
Fondamentale è stata la presenza del docente tutor. Sono stato molto fortunato, perché mi è sempre capitato di incontrare insegnanti tutor molto professionali e realmente “innamorati” del loro lavoro. Una, tra questi insegnanti, è anzi diventata per me una figura importantissima nella mia formazione, poiché, osservandola al lavoro e facendo tesoro dei suoi consigli, quando ero io a realizzare alcune attività con i bambini, credo di aver imparato moltissimo in relazione alla gestione della classe e ad un certo modo democratico e non direttivo di insegnare. Molto ha contato anche il gruppo di supervisione, sia per la preparazione, sia per la rielaborazione dell’esperienza effettuata in classe. Il confronto con gli altri studenti tirocinanti, che ci è stato consentito in queste riunioni, ha permesso di sollevare discussioni formative a partire da racconti di fatti concreti accaduti nelle classi.”
2. Punto di vista del DOCENTE TITOLARE TUTOR
Lara Ferrari, insegnante di sostegno scuola primaria da 25 anni che ha accolto. negli ultimi 5 anni, circa 15 studenti tirocinanti di diverse università italiane, seguendoli dal primo all'ultimo anno di università.
“La disponibilità a ricevere gli studenti tirocinanti è nata da un’esperienza, anzi dal RICORDO di un’esperienza, la mia.
Quando poco più che ventenne fui chiamata per fare la mia prima supplenza in una scuola primaria a 1300 Km da dove abitavo, avevo paura, allora non esisteva l'esperienza del tirocinio, mi sentivo preparata dal punto di vista teorico, ma non in quello pratico. I bambini facevano un po’ di paura e li vedevo con occhi distaccati, quasi clinici, cercando di ricordare la tal teoria che avevo appena studiato o la tal regola che avevo osservato da studente. Cercando nei ricordi di studente elementare e nella memoria degli studi appena fatti mi improvvisavo educatore, pedagogista, psicologo, comunicatore, creatore, fantasista e tanto altro. Ho imparato che l’arte dell’improvvisazione è, a dispetto del termine, un’arte fine, studiata, precisa, che proviene da tanta esperienza.
Torno, appunto, all’esperienza: solo entrando in una classe, osservando, intervenendo, discutendo con l’insegnante, scambiandosi opinioni, teorie e convinzioni, confrontandosi con la realtà quotidiana, fatta non solo di teoria ma di tanta pratica, parlando con i bambini, provando a lavorare con loro, cercando modalità diverse, strategie alternative, attingendo a materiali diversi, studiando, sì, ma anche sperimentando attivamente ciò che si è appreso ecco, solo con questa pratica, con questo tipo di esperienza il maestro entrerà nella sua classe con una percezione giusta dell’insegnamento, del ruolo dell’insegnante, dei contenuti da trasmettere, dell’attore principale di tutta la sua azione: il bambino.
In questi anni ho voluto dare agli studenti tirocinanti questa opportunità, senza creare per loro falsi spazi, lezioni fasulle o bambini scimmiottanti ed indottrinati. Quello che hanno visto è stata l’esatta realtà, bella o brutta che fosse, e con essa si sono confrontati. A loro l’impressione finale: che sia stata positiva o meno spero che da questa esperienza sapranno imparare.
Concludo affermando, senza tema di esagerare, che l'esperienza del tirocinio è stata positiva anche per me e penso lo possa essere per qualsiasi insegnante
di ruolo che non si deve sentire assolutamente sotto controllo, sotto osservazione ed oggetto di critiche o riflessioni negative. Penso, infatti, che mettendosi
in una posizione non di difesa ma di scambio reciproco, l'insegnante possa riscoprire, grazie proprio a questi ragazzi, il gusto della ricerca, l'entusiasmo
della "prima volta in una classe", la voglia ed il coraggio di mettersi sempre in gioco ed in discussione in virtù della consapevolezza che l'insegnamento
non è mai qualcosa di precostituito, di chiuso, di finito ma, al contrario, è un processo in continuo divenire, in trasformazione, fatto anche di ripensamenti,
di rivalutazioni, sempre nell'ottica ed in previsione di un miglioramento.”
3. Il punto di vista degli ALUNNI ( in questo caso di scuola primaria)
Sono state poste delle domande:
- Perchè gli studenti tirocinanti vengono a scuola?
"Perché devono imparare come trattare i bambini."
"Gli studenti vengono a scuola per fare delle prove con i bambini."
"Per vedere i bambini e vedere da un’altra maestra che lo fa."
"Per imparare a comportarsi da maestro."
- Come deve essere un buon maestro e cosa deve fare?
"Essere simpatico e intellettuale."
"Deve insegnare bene, vuol dire ripetere più volte, spiegare ogni volta che qualcuno non ha capito, essere paziente."
"Il maestro deve diventare amico dei bambini." "Deve sgridare i bambini. Essere buono quando serve e severo quando serve."
"Fare giocare i bambini ma anche farli studiare "
"Un bravo maestro deve fare pratica con dei maestri professionisti."
- Cosa consiglieresti a chi deve diventare maestro?
"Io gli consiglierei di farsi coraggio e di fare lavori divertenti, così ai bambini li fai divertire."
"Gli consiglierei di ricordare quando era alunno."
"Io gli consiglierei di cercare di non arrabbiarsi con i bambini."
"Gli consiglierei di stare attento e sfruttare le sue idee."
Da sempre accoglienza, tirocinio, coniugazione tra pratica e teoria, si rincorrevano nei corridoi della scuola, con il camminare di insegnanti “esperti” e insegnanti “esordienti” e, ribaltando l’ottica di lettura e il punto di vista, erano proprio gli insegnanti tirocinanti a rimettere in discussione una pratica già formalizzata, ponendo la curiosità di uno sguardo nuovo, rimettendo in circolo la linfa vitale di un nuovo inizio.