Descrizione della propria visione di scuola innovativa ed inclusiva:
Per me la scuola è una bottega dell’intelligenza, intesa come comprensione del mondo attraverso l’operare concreto e la rappresentazione astratta del proprio agire. La bottega artistica rinascimentale, così come l’orchestra, sono state usate come esempi operativi del coinvolgimento attivo di persone con esperienze e competenze diverse in un percorso comune per raggiungere un risultato che per l’allievo è quello concreto del prodotto ma che l’adulto sa che consiste nella maturazione delle competenze individuali e nella creazione di un clima collettivo che favorisce gli sviluppi successivi. Se la scuola è vissuta come un divenire continuo, non solo dei giovani studenti ma anche dei docenti e di tutto il personale, non può che essere naturalmente innovativa e inclusiva: si adeguerà alle diverse esigenze, cercherà fra gli strumenti nuovi (e vecchi) quelli più idonei, li condividerà fra i diversi operatori, si offrirà all’esterno rifiutando l’autoreferenzialità che impedisce l’individuazione e risoluzione delle criticità. Il modello che ha aperto la mia professionalità da docente fu quello dei progetti di cooperazione on line di eTwinning in anni in cui internet era una chimera presente solo in pochissime realtà del mio territorio. Mi ha aiutata nel tempo a cogliere novità ed esperienze, a capire che chiedere aiuto ai colleghi (ma anche agli alunni) non è una diminutio ma un passaggio indispensabile per andare oltre ed essere testimoni credibili del piacere derivante dall’operare per la conoscenza.
Descrizione dei traguardi ad oggi raggiunti con la tua comunità educante:
Io sono diventata dirigente scolastica nel settembre 2019 e ho dovuto inserirmi in un contesto che, sia pur vicino territorialmente, è molto diverso dalla scuola nella quale avevo operato precedentemente. Si tratta di un istituto che accoglie 450 alunni di 6 diversi comuni montani, con plessi in 4 comuni e un ricambio del personale altissimo. Molti docenti hanno orari frazionati su più plessi e non si incontravano mai se non ai consigli periodici, rendendo difficile la costruzione di un team. L’esperienza di formazione in servizio e di collaborazione nata all’interno del mio istituto in occasione del lockdown ci ha fatto avvicinare; la classroom aperta per la formazione è stata l’agorà sorta lì dove non c’era possibilità di incontro di persona e, accanto alla condivisione degli strumenti di lavoro o dei documenti comuni, ha visto le proposte di letture, di visioni, l’entusiasmo per i piccoli/grandi risultati… Tutto questo ha lasciato traccia nel corpo docente che però ha subìto nel 2020/21 il consueto massiccio ricambio e ha dovuto condividere con i nuovi arrivati le neonate prassi, adattandole alla situazione di un anno scolastico senza certezze e continuità. La pratica e la riflessione sulla Didattica A Distanza è stata indispensabile per la formulazione e adozione di linee guida comuni per la Didattica Digitale Integrata che ha visto l’applicazione di scenari estremamente diversificati. Il confronto con le famiglie, i risultati raggiunti da alcune classi in diversi concorsi (I a livello provinciale e III regionale del Premio Scuola Digitale, I per la Scuola Primaria di Pretendiamo Legalità, Mdell'I, I premio Regionale "Fair Play") ma soprattutto il confronto quotidiano (in aula oppure on line) e gli esami di conclusione del I ciclo mi fanno dire che la scuola è diventata più attiva, più aperta alle nuove tecnologie utilizzate e non subite; i docenti con una visione della scuola come ambiente operativo attivo e collaborativo sembrano “aver preso coraggio” rispetto ai colleghi che fino all’anno scorso erano ancora legati alla lezione che non esce dal recinto” lettura del libro-spiegazione-esercizio”: chi si era sentito definire un po’ il visionario era pronto all’improvviso cambiamento e seguito dagli alunni con maggior convincimento , chi già aveva strumenti digitali nella sua cassetta degli attrezzi è stato il formatore e il sostegno per tutti. Senza sottovalutare nessuna esperienza professionale che può dare il suo contributo purché non si erga a modello unico, credo che si sia realizzata una svolta importante in una scuola che presentava già delle eccellenze didattiche ma che soffriva una forte difficoltà di comunicazione e condivisione.
Descrizione di come è stata gestita l’emergenza sanitaria nelle propria scuola/scuole:
Giovedì 5 marzo 2020, la mattina dopo la chiusura improvvisa della scuola, ci siamo ritrovati io, l’animatrice digitale e un paio di docenti che si aggiravano sperduti nelle aule vuote:”In che modo possiamo esserLe utili?” Neanche il tempo di chiederlo e ci siamo messi al lavoro a individuare fra i docenti quelli che avevano qualsiasi tipo di esperienza di didattica digitale. L’animatrice digitale è una etwinner di lunga data e qualche altro collega aveva partecipato a progetti etwinning ( pur senza mai essere responsabile della gestione dello spazio twin space e della gestione di contenuti e contatti), qualcuno utilizzava saltuariamente piattaforme didattiche collegate ai libri di testo in uso, altri usavano più o meno regolarmente strumenti della Gsuite per preparare materiali didattici e/o svolgere verifiche. Fatto un quadro delle competenze disponibili, il giorno dopo 4 erano già nelle aule a illustrare ai coordinatori di classe le linee per l’uso del registro elettronico per le comunicazioni e mostrare la piattaforma unica individuata per la didattica a distanza. Il lunedì successivo abbiamo avviato le prime lezioni a distanza sincrone con orario ridotto, finalizzate a riallacciare il filo della scuola, a essere un punto di riferimento in un momento in cui nessuno di noi sapeva realmente cosa stesse succedendo. Piano piano altri docenti si sono offerti di condividere la loro conoscenza digitale (anche l’uso di singoli programmi o la gestione di un blog) e abbiamo strutturato un piano di formazione on line con uno spazio di comunicazione (Classroom), un calendario di incontri sui diversi strumenti (dalla Gsuite alle piattaforme delle case editrici) tenuti da insegnanti interni. Ognuno ha messo a disposizione la propria esperienza per condividere linee d’uso molto pratiche: in incontri della durata massima di 1 o 2 ore si aveva una presentazione dello strumento attraverso un esempio d’uso, un momento laboratoriale di uso individuale o a gruppi, le osservazioni o domande. I diversi relatori sono diventati così punti di riferimento per i colleghi e questo ha fatto aumentare la conoscenza reciproca in un contesto particolare di un istituto con plessi in 4 comuni montani e un ricambio del personale di circa il 40% annuale. Contemporaneamente ho elaborato un orario per la DAD che alternava attività sincrone ed asincrone e cominciavamo a raccogliere le difficoltà delle famiglie: dalla mancanza di PC e/o utenze internet in paese all’essersi trasferiti in campagna per poter seguire famiglia e attività produttiva e ritrovarsi in zone non coperte neanche dai telefoni. Anche ragazzi, non nostri alunni, rimasti bloccati presso familiari in uno dei nostri comuni e non dotati di strumenti. Il nostro istituto era già ben fornito di tablet e portatili che, quando necessario sono stati “ripuliti” dei file personali con l’impegno anche di un collaboratore scolastico, così come un paio di collaboratori scolastici mi hanno aiutata a configurare una fornitura di tablet appena arrivata ma che era ancora imballata in attesa del tecnico inviato dal fornitore. Abbiamo avuto la massima disponibilità di forze dell’ordine, volontari della protezione civile, amministratori che ci hanno permesso di far arrivare anche nelle frazioncine gli strumenti, così come il nostro referente presso l’Ufficio Scolastico Basilicata, ing, Costante, ha raccolto instancabilmente le segnalazioni di criticità nelle reti, girandole a chi di competenza e raggiungendo risultati significativi di potenziamento delle stesse. Per la scuola dell’infanzia il discorso è stato leggermente diverso perché era impensabile una didattica che non richiedesse la fattiva collaborazione dei genitori. Così ogni team ha creato il suo sistema: proposte di attività asincrone, suggerimenti di visioni e ascolti , invio e ricezione di materiali. Per tutti (sia sezioni che classi) una docente (normalmente distaccata al lavoro amministrativo) ha aperto e curato i blog inseriti nel sito d’istituto. A 10 giorni dalla chiusura la scuola aveva il suo orario didattico regolare, i blog ma, contemporaneamente, la sua formazione del personale che ha continuato a svolgersi fino a giugno,accogliendo anche alcuni docenti di altri istituti. Le criticità emerse da subito (oltre a quelle oggettive dovute alle linee internet) sono state la difficoltà da parte di una minoranza di accettare linee guida di comportamento: qualcuno, abituato ad usare alcuni strumenti di comunicazione non accettava l’indirizzo unitario dato, forse perché non era chiaro che era indispensabile per la sicurezza informatica di alunni e lavoratori e per non creare difficoltà alle famiglie che si sarebbero ulteriormente disorientate se avessimo utilizzate piattaforme e mezzi di comunicazione diversi. La continua comunicazione fra me, il team digitale allargato che si era venuto a creare e tutto il personale ha aiutato a superare quella fase e pervenire a una prassi comune; le prime notizie di episodi durante l’uso di collegamenti online con altri strumenti e di accessi impropri a materiali riservati ha spinto verso una coscienza dei rischi diffusa e un’adesione più convinta alle linee guida della DAD che avevamo elaborato e pubblicato, diffondendole anche fra le famiglie. Altra difficoltà è stata quella di pervenire tutti alla consapevolezza delle differenze fra didattica a distanza e in presenza rispetto all’organizzazione dei tempi e dei materiali, alle modalità di verifica in itinere, ma soprattutto alla necessità di modificare gli obiettivi didattici per fronteggiare l’emergenza e i bisogni emergenti. Alcuni docenti hanno raccolto la raccomandazione di programmare veramente insieme, dandosi alcuni punti forti e dividendosi il lavoro di ricerca di materiali e preparazione delle lezioni per poi condividere e confrontarsi sui risultati; alcuni hanno pure dato seguito all’esperienza fatta in passato da alcune pluriclassi di collegarsi per gruppi omogenei di alunni con l’ insegnante titolare di parte di essi. Questo è stato fatto soprattutto dai 7 docenti che avevamo in anno di prova con i loro tutor. Alla fine dell’anno 2019/20 ogni docente ha avuto il riconoscimento delle ore di formazione: lezioni online/laboratori seguiti+ un tot di ore per ogni lezione tenuta con le sezioni/classi utilizzando i relativi tool + le ore prestate come formatori. L’a.s.2020/21 ci ha trovati con una conoscenza più diffusa delle potenzialità e delle specificità della didattica a distanza e questo ha aiutato per fronteggiare il caleidoscopio di aperture/chiusure (totali o parziali), alunni in isolamento mentre la classe era in presenza, altri in presenza mentre il resto della classe era a casa, un alunno in istruzione domiciliare… Il cambio di moltissimi docenti aveva fatto parzialmente disperdere quel patrimonio comune che si era creato ma il clima era ormai cambiato e i nuovi hanno avuto una guida sicura nei loro colleghi, nonché hanno trovato alunni e famiglie più autonomi. La paura a volte ha fatto scartare la possibilità di svolgere alcune attività, nonostante la formazione sulle linee guida per la prevenzione della diffusione del Covid fosse stata orientata sui comportamenti più che sui divieti; purtroppo la presenza di casi, anche gravi, interni alla comunità scolastica spiega tali limitazioni che qualcuno ha adottato in via prudenziale. Comunque tale atteggiamento non è stato adottato dalla maggioranza e, soprattutto con la bella stagione, gli spazi esterni hanno permesso di vivere l’esperienza scolastica con maggiore serenità.
Descrivere la sfida più grande per il futuro della tua scuola:
Trasformare una scuola della zona interna, prevalentemente montana, con collegamenti pubblici quasi inesistenti e una viabilità difficile, da “scuola di passaggio” a “scuola di permanenza”.
Per ridurre i disagi dovuti agli spostamenti (soprattutto quelli in orari serali e in inverno) ho in programma di far entrare nella prassi comune alcuni strumenti che sono stati ripresi o adottati per l’emergenza sanitaria:
- incontri collegiali e con le famiglie on-line (il relativo regolamento d’istituto non li limita al periodo emergenziale);
- formulazione di orari tale da consentire alle pluriclassi di plessi diversi di sdoppiarsi e di svolgere le lezioni collegandosi online con la corrispondente classe di altro comune ( per lavorare su contenuti specifici e/o svolgere verifiche per gruppi di livello, dare un’apertura maggiore a bambini/ragazzi abituati al confronto con pochissimi coetanei e ridurre gli spostamenti dei docenti fra plessi distanti molti km).
In questo secondo anno di titolarità ho cercato di coinvolgere in ruoli di maggiore responsabilità e autonomia quelli fra i nuovi docenti che avevano mostrato subito voglia di integrarsi ed essere propositivi; li ho affiancati a docenti “storici” che, lungi dal sentirsi soppiantati, hanno tratto nuovi stimoli dal confronto con colleghi provenienti da altri contesti scolastici o professionali ai quali sono sati molto utili per comprendere rapidamente l’ambiente lavorativo e sociale. Inevitabili piccole crisi di accomodamento sono state ripagate dai risultati positivi verificati, anche lusinghieri per alcuni riconoscimenti esterni.
Altro elemento caratterizzante alcune delle nostre realtà è il permanere di modelli economici e la scarsa adesione a modelli contemporanei visti come più “sviluppati” da molti docenti. E’ un punto sul quale dovrò lavorare per far considerare punti di forza della didattica il forte legame con le radici contadine, la pratica fin da bambini con gli animali d’allevamento e la trasformazione dei relativi prodotti, il persistere di forme aggregative tradizionali. Già gli esiti e gli esami degli ultimi due anni scolastici hanno premiato la didattica che parte dagli interessi personali e le risorse del territorio anche nell’ottica dell’orientamento. Ragazzi che vivevano la scuola con disaffezione, potendo dare spazio e sentendosi supportati nel mostrare i loro interessi e le loro esperienze extrascolastiche, hanno dato risultati nuovi grazie a un impegno nuovo. Spero che tale esperienza (vissuta nel 2019/20 e confermata nel 2020/21) mi aiuterà a estendere una diversa lettura della realtà sociale dei nostri alunni e trattenere (se non attirare) il personale che condivide questa visione e voglia lavorare alla progettualità (curriculare ed extracurriculare) già avviata in tale direzione. Interessi personali e risorse del territorio sono al centro dei due progetti Erasmus che partiranno il prossimo settembre e che intendono sviluppare le professionalità di docenti e ATA (KA1) e valorizzare le risorse naturalistiche legandole alle pratiche motorio-sportive e alle buone abitudini alimentari per meglio contestualizzarle e dare prospettive più ampie per il futuro (KA2).
Nel corrente a.s. la collaborazione con le università si è allargata: il progetto ITE ci vede in partenariato con altre scuole e le università Cattolica di Milano e UNIBAS, sede di Matera, facoltà di scienzedella formazione primaria. Gli studenti tirocinanti potranno partecipare alle diverse fasi di un progetto etwinning, i docenti in servizio usufruiranno di una importante occasione di formazione in servizio. Le attività sono state avviate con un incontro di presentazione di etwinning ai tutor di tirocinio a luglio 2021, un primo incontro con studenti e docenti universitari ad ottobre 2021.
Il piano scuola estate ci vede impegnati nella terza fase: corso di formazione in servizio sulla Lingua Italiana dei Segni e progetto di attività motorie e musicali con esperti interni/esterni (Nuovamente Ensemble) per gli alunni di tutti i plessi.